30 settembre 2013

Brecht, Montanelli e il fu governo Letta

"Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati", diceva Bertolt Brecht.
Lo abbiamo fatto pazientemente in questi mesi di intese larghe, larghissime, che non hanno prodotto niente se non mettere ancora qualche chilometro di distanza tra la politica dei partiti e le persone che questi stessi partiti dovrebbero rappresentare.
Il Parlamento più giovane e rinnovato della storia repubblicana è stato tenuto in ostaggio, nell'ordine, da un vecchio evasore fiscale ed erotomane, da un comico urlante e dal poco coraggio del gruppo dirigente del Pd, la cui colpa più grande rimane quella di non aver saputo vincere delle elezioni che sembravano già vinte, tirandosi dietro tutta una serie di guai e di scelte che stanno tra l'incredibile e il masochismo.
Se crisi dovesse essere, tutti i decreti promulgati in questi mesi dal governo Letta diventerebbero carta buona per i coriandoli. Dalla riforma dei costi della politica all'abolizione delle province, dallo sblocco dei pagamenti per le imprese alla sospensione dell'Imu.
Poche cose, fatte spesso non benissimo, che potrebbero finire nel dimenticatoio con la stessa nonchalance con cui Berlusconi, per la seconda volta in un anno, sta mandando a gambe all'aria un governo di cui fa parte, solo per interessi personali. 
L'unica cosa certa rimane lo scatto al 22% dell'Iva, che sarà in vigore da domani. 
Tutte le altre riforme che dovevano essere fatte subito resteranno nel cassetto. Dalla riforma del mercato del lavoro alla nuova legge elettorale. Vi lascio immaginare con quali conseguenze.
Scene già viste con il governo Monti, che guarda caso era sostenuto (bene o male) dalla stessa maggioranza.
Chi, come me e tanti altri, è sempre stato contrario a questo governo, è stato tacciato di essere un rompiballe, un fighetto e un irresponsabile. Gente che cazzeggiava mentre altri "si sporcavano le mani". Ora che è evidente che tutto questo "sporcarsi" non ha portato a nulla (perchè con certa gente non puoi fare proprio nulla), dovrebbe venirmi da ridere, almeno un po'.
E invece mi tornano in mente le parole d
i Indo Montanelli, che quasi vent'anni fa scrisse: "L'Italia di Berlusconi finirà male, malissimo, nella vergogna e nella corruzione.
E sarà stato inutile avere ragione".    

25 settembre 2013

Tomino d'oro 2013

Dopo l'edizione del 2012, torna, a grande richiesta, il premio "Tomino d'oro 2013".
Un'edizione ancora più gustosa, che premia più la memoria che la vista.
Sì, perchè l'errore è sempre lo stesso dell'anno scorso.
Per la serie, leggiamo le cose che pubblichiamo con attenzione e organizziamo le iniziative con grande passione.
Vabbè...

23 settembre 2013

Merkel uber alles

Angela Merkel è stata rieletta per la terza volta consecutiva alla guida della Germania.
Lo ha fatto raccogliendo un consenso così ampio (quasi 42%) da tenere fuori dal Parlamento i liberali, suoi alleati storici, cosa che paradossalmente potrebbe crearle qualche problema in fase di costituzione del governo. La Merkel insomma ha stravinto, mentre la Spd, pur raccogliendo qualche voto in più rispetto al 2009, si è fermata al 25,7%, il secondo peggior risultato di sempre.
La stagione di Blair, Schroeder, D'Alema e dei governi scandinavi sembra lontana un'era geologica.
Il centrosinistra governa oggi solo in Francia, e anche lì non son tutte rose e fiori.
In campagna elettorale Bersani aveva preso un'iniziativa interessante (anche se poi è morta con la sua débacle elettorale), quella cioè di creare un fronte comune con gli altri leader progressisti europei per cercare di dare delle risposte progressiste a questa crisi che sembra non voler finire, diverse dall'austerità o dai diktat delle grandi banche che hanno imperversato in questi anni.
Risposte che però non potranno essere le stesse di vent'anni fa, ma che dovranno essere più coraggiose, meno ideologiche, che puntino a garantire chi oggi non ha tutele sociali (giovani precari, liberi professionisti, operai malpagati, pensionati). Penso alla riforma del mercato del lavoro, che in Italia non è più rinviabile, e che non può non partire dalle riflessioni fatte da Tito Boeri e, per una certa misura, da Pietro Ichino.     
L'altro giorno, all'assemblea del Pd, Gianni Cuperlo ha citato una frase molto significativa di Norberto Bobbio, riferita alla sinistra italiana: "Discutono del loro destino senza capire che dipende dalla loro natura. Risolvano il problema della loro natura, e avranno risolto il loro destino".
Bellissima. E molto, molto vera.



18 settembre 2013

Il pensiero debole

Questo sabato si riunisce l'assemblea nazionale del Pd, che dovrà stabilire tempi e modi del prossimo congresso, che spero venga convocato il prima possibile.
Non credo che le regole cambieranno più di tanto (e meno male...), anche se il motivo di questa decisione non sembra essere quello, sacrosanto, che le regole non si cambiano prima di una competizone, ma semplicemente perchè in tanti sosterranno Matteo Renzi e quindi bene le primarie aperte, osteggiate fino a poche settimane fa.
Ecco, il limite più grande del mio partito mi sembra proprio questo.
Un pensiero debole che guarda solo a quello che capita oggi o se va bene, a domani mattina.
E quindi, dopo un sei mesi in cui non si poteva dire nulla perchè "se no cade il governo", siamo passati con un giro di valzer a mettere da parte la discussione sui problemi del nostro Paese "perchè tanto vince Renzi" e poi ci pensa lui.
L'importante ora è stare il più vicino possibile al Matteo nazionale, quello che fino a gennaio era una sorta di bestia di Satana da massacrare, cosa che si porta dietro tutta una serie di riflessioni che avevo già scritto qui
In questi giorni di festa provinciale e di grandi discussioni con amici e iscritti, la cosa che più mi ha lasciato perplesso è stato proprio questo ragionamento. Personalmente non posso credere che questi mesi così difficili, punta di un iceberg che agita i mari del Pd da almeno tre anni, vengano dimenticati "perchè tanto vince Renzi". Non voglio credere che la discussione, più libera che in passato, nata intorno ai temi del lavoro, dell'integrazione, dei diritti e del senso stesso della politica in questi tempi così strani (cos'è la partecipazione, come si organizza oggi, che ruolo può avere la sinistra in tutto ciò) venga messa in freezer "perchè tanto vince Renzi". Capisco lo smarrimento e la voglia di voltare pagina, ma il momento giusto per questo cambiamento è capitato mesi fa, quando dovevamo scegliere il candidato premier e andò come sappiamo. Sostenere Renzi perchè-poi-si-va-a-votare-e-poi-si-vince è una bel mantra che racchiude in sè tutta una serie di eventi che non è detto che si verifichino uno in fila all'altro così, come se nulla fosse. A fare i conti senza l'oste siamo dei fenomeni, e anche oggi vedo il rischio che si diano per scontate troppe cose che scontate non lo sono per niente.     
Oggi dobbiamo decidere chi farà il segretario, che è una cosa un po' diversa dal fare il premier. Serve una persona che rimetta al centro la partecipazione, la discussione, il senso di comunità e che sia un "fattore scatenante" tra i militanti. Che sia in grado di mettere in moto energie indipendentemente dalla sua persona e dal fatto che si vada a votare domani o tra tre anni.
L'esperienza del governo Letta dimostra proprio questo. Il problema non è il governo, che si barcamena e tira a campare, il problema è che il Pd non ha un linea e si fa tirare un po' a destra (sempre più spesso) e un po' a sinistra (raramente).
In questo Paese abbiamo bisogno di luoghi dove fare politica, dove incontrarsi e riconoscersi, dove discutere, imparare e fare rete. Luoghi che magari esistono pure, ma sono sempre di meno e sempre meno frequentati.
Lasciamo da parte i conti che non tornano mai. Non anteponiamo il consenso (che oggi c'è e domani chissà) alla politica se vogliamo evitare altri 25 febbraio.

        









11 settembre 2013

Mister B. Ancora tu?

Ieri la giunta per le elezioni del Senato ha iniziato i suoi lavori e, dopo la relazione introduttiva del senatore Augello, ha deciso di riaggiornarsi per domani pomeriggio alle 15.
Non l'avesse mai fatto. Dopo pochi minuti è scoppiato un putiferio di comunicati stampa, dichiarazioni, accuse, indignazioni varie, ecc, ecc. Il tema era: bisognava votare subito. E' stato condannato e quindi fuori. Le sentenze si rispettano, siamo in uno stato di diritto.
Sottoscrivo tutto. Tutto giustissimo.
Anzi, ci metto il carico. Visto che siamo in uno stato di diritto, fondato su leggi, regole e regolamenti, sarebbe il caso di rispettare (e magari conoscere, prima di sbraitare) quelle che regolano la vita degli organismi istituzionali. Nessun inciucio, nessun rinvio, nessun accrocchio.
La giunta per le elezioni deve seguire un iter procedurale e lo sta facendo. Tutto qui.
Vi linko qualche pezzo del Post che spiegano bene cosa è capitatocosa capiterà e come funziona questa benedetta giunta.
Ricordo infine che il giudizio della giunta non è vincolante perchè l'ineleggibilità dovrà essere confermata o meno da un voto (segreto) al Senato.
Restano però un paio di considerazioni che mi sento di condividere.
La prima. Anche su questa vicenda, le informazioni che son passate sono state fuorvianti, poco chiare, alcune volte addirittura false. Ripeto, che piaccia o no, ci sono delle regole e dei tempi da rispettare, e chi si erge a difensore delle regole chiedendo che queste vengano accantonate fa un grosso favore ai suoi avversari. Sarebbe come andare a rubare in casa di un ladro, o come un arbitro che dà un rigore che non c'è e poi, per riparare al danno, ne fischia un altro altrettanto inesistente. Non fa giustizia. Fa due errori. Non si ripara ad un torto con un altro torto.
La seconda, forse più triste ancora, è che pare che in questo Paese proprio non ce la si faccia a vivere un giorno senza occuparci di Berlusconi, per il godimento assoluto dei tifosi sfegatati e dei detrattori più accaniti. Ho letto un sacco di commenti di persone che fanno dell'antiberlusconismo la loro unica cifra politica, che hanno le bottiglie in frigo pronte per essere stappate nel caso in cui l'elezione di Berlusconi venga confermata. Sai che godimento! Sarebbe la conferma che han ragione loro, che tutto fa schifo, che tutto è colluso, che tutto e tutti sono uguali, che non cambia mai niente, ecc, ecc. Felici di vivere in un Paese mediocre, che non cambia mai.
Sapete che c'è? A me delle sorti giudiziarie di Berlusconi frega ben poco. Ha fatto danni per i vent'anni passati e credo che ne subiremo le conseguenze per molti anni ancora. La sua condanna ha dimostrato che la giustizia non guarda in faccia a nessuno (viva Dio!) ma non ha automaticamente reso questo Paese migliore di quello che era prima del 30 luglio.
Per renderlo migliore serve un lavoro lunghissimo e difficilissimo fatto di partecipazione e di passione. Del cinismo spacciato per saggezza e della logica del tanto peggio, tanto meglio, non sappiamo proprio che farcene.  







  

9 settembre 2013

Obama, la Siria e noi

Qualche giorno fa scrissi queste righe sulla situazione siriana.
Le informazioni che circolavano in quei giorni facevano credere che a utilizzare il sarin contro la popolazione civile fosse stato il regime di Assad, sospetto supportato dalla tardiva autorizzazione da parte del governo di Damasco nel dare l'ok all'ingresso in Siria degli ispettori Onu.
Con questo quadro davanti agli occhi, Francia, Gran Bretagna e sopratutto Stati Uniti hanno iniziato a parlare di un intervento armato contro Assad, aprendo un dibattito durissimo che ha già mandato ko il premier britannico David Cameron e che ha congelato i rapporti tra Russia e Stati Uniti.
In questi giorni la situazione sta cambiando. In attesa dei rapporti degli ispettori, si moltiplicano le voci secondo cui a usare il sarin non sarebbe stato l'esercito siriano bensì i ribelli.
Ne è nato così un fiorire di dichiarazioni festanti contro Obama e il suo tentativo (intempestivo e azzardato) di creare un fronte internazionale pronto ad intervenire in Siria.
Come se la guerra fosse scongiurata definitivamente.
Fatemi capire, se il sarin lo usano i ribeli e non Assad, va bene così? Il fatto che in Siria ci sia una guerra civile da un anno non interessa a nessuno? Non viene in mente che il problema non è chi spara per primo o chi gasa chi, ma il fatto stesso che ci sia in corso un conflitto, che si sta combattendo anche con armi chimiche e che sarebbe il caso che qualcuno facesse qualcosa?
Oggi il segretario di stato americano John Kerry ha avanzato una proposta che mi sembra sensata e che merita attenzione. Una bozza di mediazione che punta ad evitare il conflitto e a abbassare il potenziale bellico siriano.
Staremo a vedere cosa capita, nella speranza che un intervento armato sia scongiurato.
Nel frattempo, mi chiedo cosa ci sia da festeggiare.



      

8 settembre 2013

Prima ti ignorano, poi ti combattono

Oggi il Corriere della Sera pubblica un pezzo di Maria Teresa Meli sul congresso del Pd, dove si dice che "secondo un sondaggio riservato" Renzi ha il 78% dei sondaggi e Civati sta meditando di ritirarsi.
Una notizia scritta e pubblicata senza citare una fonte che si una e senza contattare almeno uno dei due diretti interessati.
Un pezzo strano, che ricalca paro paro le dichiarazioni fatte qualche giorno fa da Fioroni. Anzi, visto che non ci sono fonti o riferimenti chiari, a uno che pensa male verrebbe in mente che questo pezzo sia stato "suggerito" alla giornalista da qualcuno che vorrebbe tanto che il congresso finisse così.
La famosa profezia che si autoavvera insomma. Che è un meccanismo interessantissimo dal punto di vista psicologico, ma che non c'entra nulla con il giornalismo.
Il pezzo della Meli fa il paio con quello di Francesco Calvo uscito ieri su Europa, dove si dice che Civati sì, è bravo e capace, però non ha il fisico, è un po' fighetto e poi tanto alla fine vince Renzi.
Anche qui, un articolo che è un'insieme di mezze frasi raccolte non si sa dove e non si sa da chi.
Impressioni di settembre, più che notizie.
Questi articoli hanno due cose in comune: l'inconsistenza giornalistica (cosa abbastanza grave e che apre delle riflessioni infinite) ma soprattutto chiarisce che, così come pezzi del mondo economico e politico, anche la maggioranza del mondo giornalistico ha già deciso che vincerà Renzi, e che quindi bisogna iniziare a lisciargli il pelo dopo averlo massacrato per più di un anno.
Però, c'è un però.
C'è quel ragazzo di Monza che scrive molto, che non si adegua, che prova a tenere il Pd aggrappato al suo sempre più confuso e incazzato elettorato.
Quello che parla con tutti, che son tre anni che gira l'Italia e che fa sold out ovunque vada.
Quel Pippo Pippo che non lo sa che tutto pare esser già deciso, e che rischia di rovinare la festa a tutti i sostenitori del sindaco di Firenze, gli stessi che dieci mesi lo consideravano il nemico pubblico numero uno.
C'è poi un altro elemento. Nel pezzo di Calvo si parla di Fabrizio Barca, quello "bravo", quello spinto dai media come possibile segretario, quello corteggiato da Bersani, D'Alema, Veltroni, ecc per quasi sei mesi. Barca, che è uomo intelligente e indipendente, ha gentilmente declinato gli inviti di accordo con un apparato ormai morto e sepolto ed ha iniziato un lungo giro d'Italia per spiegare cos'è per lui la politica e la sinistra.
Ecco, ieri sera, alla festa di Modena, Barca ha detto che: "di tutti i candidati PD,
solo Civati ha preso in considerazione le questioni che ho sollevato nel mio documento". 
Ecco, questa forse era una notizia, vera e riferibile a qualcuno, che valeva la pena pubblicare. O no?
E tutti quelli che fino all'altro ieri speravano in Barca e che adesso sostengono Cuperlo, cosa dicono?
Questi movimenti non mi preoccupano, anzi mi fan ben sperare. Dal non essere considerato, Pippo ora viene attaccato. E come diceva Gandhi: "Prima ti ignorano, poi ti combattono, poi vinci". 

 

2 settembre 2013

E Adesso! ?

In principio fu D'Alema. Poi vennero a ruota Latorre, Burlando ed Emiliano. Pochi giorni fa è stato il turno addirittura di Vendola. Oggi si è lanciato Franceschini. Ormai ogni giorno si porta appresso il suo endorsement di un "big" (chiamiamoli così...) a sostegno di Matteo Renzi. Gli stessi che dieci mesi fa lo hanno combattuto manco fosse satana, oggi si accodano ordinatamente alle sue spalle, dando ennesima dimostrazione di un'ipocrisia e di una piccolezza politica che lascia di sasso (e che fa perdere le elezioni).
La palla ora sta tutta nel campo di Renzi, che dopo aver invocato la rottamazione per mesi, ora se la ritrova in casa. Un contrappasso pericolosissimo per le sue ambizioni e per il suo futuro. Renzi lo sa bene e credo stia studiando una strategia per svicolarsi dall'abbraccio mortale che si sta stringendo intorno a lui.
Sì perché forse i nostri cari ex dirigenti non han capito una cosa. Che il successo di Renzi non é solo figlio delle sue capacità. Anzi. Se Renzi riempie le piazze manco fosse Obama, lo deve anche e soprattutto ai disastri fatti da loro, chi oggi si dicono pronti ad appoggiarlo. 
Come fecero con Veltroni, e prima ancora con Prodi.
Ma non é di strategia che abbiam bisogno. Abbiam bisogno di prospettiva, di una strada da seguire, perché no, di un sogno da realizzare. Di buona politica insomma. 
Il patto di sindacato 2.0, con Renzi al posto di Bersani, rischia di essere l'ultimo atto di un PD mai nato sul serio, ma soprattutto rischia di replicare la storia che abbiamo vissuto a febbraio, quando eravamo sicuri di vincere e ci siamo ritrovati al governo con Alfano e Brunetta.
Consiglierei a Renzi di lasciar stare gli accordi sotto banco e di puntare tutto sulle tante energie che ha messo in moto, sulla passione di tanti iscritti e non che credono a quello che dice e che fa, sulla rete di persone che vedono in lui l'asso piglia tutto che fa saltare il banco.
Oggi Renzi ha detto che vuole "guidare" il PD.
Registro il cambio di prospettiva, decisamente più soft rispetto alla rottamazione...
Io però non credo che il PD debba essere guidato. Credo anzì che debba essere rivoltato come un calzino.
E mi scuserà se gli rubo la battuta, ma guidare il PD con D'Alema e Franceschini come mozzi, é come voler circumnavigare Capo Horn con il pedalò. 
Una buona news però forse c'é. Queste grandi manovre sanno più di elezioni anticipate che di congresso. Che sia la volta buona? 

1 settembre 2013

Ieri sera, alla festa del Pd

C'era un casino di gente ad ascoltare Pippo Civati e Gustavo Zagrebelsky. Più di 600 persone che sono rimaste fino alle 23.30 ad ascoltare, fare domande, discutere. Come Piemonte per Civati abbiamo venduto una ventina di libri di Pippo ma soprattutto abbiamo raccolto una quarantina di contatti, pronti a lavorare insieme a noi per la candidatura di Pippo alla segreteria del Pd.
Un successone insomma, che ci ripaga del lavoro fatto in questi giorni.
Grazie a chi ha partecipato, a chi ha bloccato Pippo fino all'1 con domande, riflessioni, anche solo con un "continua così". Grazie ai volontari della Festa che hanno lavorato fino a tardi per noi, e grazie anche  al Pd di Torino, con cui abbiamo organizzato la serata con grande tranquillità, nonostante le spifferate dei giorni scorsi.
Ora, buona domenica. Godetevela che da domani si riprende a lavorare per Pippo segretario.