30 luglio 2014

Eravamo ragazzi ancora...



Questo week end inizia la Terza Route Nazionale dell’Agesci.
Dall’1 al 10 agosto, 30.000 ragazzi tra i 16 e i 21/22 anni faranno strada prima in 456 campi mobili in tutte la Regioni d’Italia, infine, dal 6 agosto, si troveranno a San Rossore, in Toscana, per discutere e scrivere la Carta del Coraggio, mettendo nero su bianco esperienze e azioni elaborate durante tutto quest’ultimo anno e nei 6 giorni di route mobile.
Coraggio di essere cittadini, coraggio di “lasciare il mondo un po’ migliore di quanto lo abbiamo trovato”, coraggio di mettersi in gioco e giocare la propria parte.
Voi vi chiederete. E perché ci racconti sta storia?
Perché quand’ero più ragazzo anche io ho partecipato ad eventi simili a questo e sono cose che ti cambiano dentro.
Perché anche Elena sarà una di quelle 30.000 persone e devo ammettere che la invidio parecchio.       
Perché è un evento straordinario e vorrei riflettere su questo.
La prima Route nazionale si tenne nel 1975, la seconda nel 1986. Periodi storici diversi ma molto importanti per il nostro Paese. Anni in cui si sentiva forte l’incertezza, lo smarrimento, ma anche la consapevolezza che una strada la si trova sempre.
Non credo quindi sia un caso, o un proforma, che l’Agesci abbia deciso di organizzare un evento del genere.
Credo che una delle più grandi e importanti organizzazioni giovanili del nostro Paese (me lo permettete? Probabilmente l’unica che fa formazione giovanile con metodo e prospettiva) si sia posta la domanda di come fare a dare una mano al nostro Paese a cambiare sul serio, a svoltare, a costruire strade e pensieri per domani. Di come mettere in moto un’energia e una voglia di futuro che è il motore di chiunque si sta preparando ad affrontare la vita, proprio come i ragazzi che parteciperanno alla Route.
In un momento così complicato, di cambiamento, era logico porsi queste domande e tentare di dare delle risposte.
Spero, anzi credo, che tra quei 30.000 giovani ci sia una fetta significativa della futura classe dirigente del nostro Paese, e ne sono felice.
La straordinarietà dell’evento è questa qui. E ditemi se è poco…
Se volete vedere come potrebbe essere l’Italia tra 20 o 30 anni, andate a San Rossore a vedere cosa viene fuori dalla Carta del Coraggio. Secondo me non vi sbaglierete di molto.
Come scrisse un giorno Andrea Sarubbi: “degli scout mi commuovono la dolcezza abbinata al rigore, l’idea che il gioco sia una cosa seria, i valori trasmessi con gioia, il senso di comunità intergenerazionale, il non lasciare indietro nessuno, la metafora del cammino”.
Di una cosa sono dispiaciuto, che fino ad oggi i media non si sono granché occupati di questo evento.
Per la serie, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce.

Anche la Zona Valsusa parteciperà a quest’evento. Alcuni clan (tra cui quello di Condove) saranno ospitati da altri gruppi scout, altri invece ospiteranno e organizzeranno eventi in valle.
Venerdì mattina accompagnerò i ragazzi del Condove I alla partenza, per salutare Elena e tutti salutare loro e augurargli buona strada.
Io la butto lì. Sarebbe bello che al loro ritorno ci fosse un momento di valle dove tutti questi scout possano raccontarci cosa hanno fatto e come far sì che le loro proposte entrino “nell’agenda” di chi amministra il nostro territorio.
Sarebbe bello che siano loro, che è plausibile siano il futuro della valle, a darci una mano a realizzare il domani delle nostre comunità.

Per ora, buona strada ragazzi.      

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