28 agosto 2014

Renziani nonostante Renzi

Oggi Menichini ci racconta cosa sta succedendo nel Pd emiliano in vista delle primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione.
"Il Pd emiliano sceglie tra renziani e renziani" scrive il direttore di Europa, tracciando il profilo dei due candidati Richetti e Bonaccini e facendo emergere i profili di due persone che sono arrivati a sostenere il premier con percorsi diversi e in momenti diversi. "Per vedere chi vincerà torneremo lì dove il rottamatore cominciò a tramutarsi in segretario. (...) Nella regione che sempre ha deciso le sorti della sinistra italiana. Sarà in Emilia Romagna che assisteremo alla prima conta interna del Pd 2.0".
Sono d'accordo fino ad un certo punto. 
Perchè se la competizione in Emilia è fatta con questo spirito, con questi protagonisti e con queste prospettive politiche, viva la competizione!
Mi piacerebbe che Menichini si facesse un giro a Torino, per vedere come funziona qui il Pd, chi sono e come si muovono i principali sostenitori del premier. Da Fassino a Gariglio per arrivare a Morri e Quagliotti. In mezzo, una pletora di assessori, consiglieri comunali, funzionari di partito, ecc. In molti casi riconvertiti al verbo renziano dopo l'esplosione del gruppo dirigente bersaniano, con una giravolta fatta con una non chalance da fare invidia a Roberto Bolle.
Gente che la pensa in maniera diversa su tutto e che si è fatta la guerra per anni, ma che oggi è pronta anche a farsi l'abbonamento alla Fiorentina se è necessario. 
Qui da noi, caro Menichini, ci sono tantissimi renziani che con Renzi e la sua carica di rinnovamento (che io trovo ahimè sempre più affievolita) non hanno proprio nulla a che fare. Gruppi organizzati che stanno insieme per spirito di sopravvivenza e che si fanno la guerra ad ogni occasione buona, cioè quando ci si deve candidare a qualcosa. 
E non è solo una questione di coerenza o di tempistica. Paradossalmente, anche io potrei essere annoverato tra i "renziani della prima ora" visto che sono stato uno dei pochi torinesi a parlare dal palco della prima Leopolda. E' questione che, in Emilia come in Piemonte come in tutto il resto d'Italia, il Pd prende il 41% per merito di Renzi e per assenza di avversari credibili. I protagonisti locali però, e soprattutto le pratiche politiche, sono sostanzialmente invariati.
E allora il punto non è "assistere alla prima conta interna del Pd 2.0", ma chiedersi se esiste un futuro per un partito che quasi non esiste più perchè ha deciso di affidarsi in toto al suo leader non per convinzione, ma solo perchè si è stufato di perdere. Un luogo dove si discute poco, non si decide quasi nulla (quello lo si fa coi caminetti), si fa pochissima formazione e selezione di classe dirigente. 
In queste condizioni, quando non ci sarà più Renzi o si riaffacceranno degli avversari, che ne sarà del nostro 41%? Ma soprattutto, quale sarà la nostra proposta?

 
 

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