22 settembre 2014

Equilibri, equilibrismi, squilibrati

Piccole storie da assessore al bilancio.
Entro il 30 del mese i Comuni hanno l'obbligo di approvare in consiglio gli equilibri di bilancio, un passaggio tecnico che certifica il buono stato del bilancio, cioè il pareggio tra le voci in entrata e quelle in uscita.
La settimana scorsa abbiamo fatto una ricognizione dei piani economici dei diversi settori del nostro ente e, dopo un lavoro di cesello da parte degli uffici, siamo riusciti a trovare la quadra.
Taglia di qua, riduci di là, rivedi quella previsione, ecc, ecc. Insomma, abbiamo trovato circa 25.000 euro tra le pieghe di un bilancio non nostro, che ormai è quasi del tutto impegnato (siamo a settembre...).
Personalmente, essendo la prima volta che mi trovavo ad affrontare questa situazione, un po' ero preoccupato. Però l'abbiamo chiusa. Benissimo.
Ieri salta fuori le news del giorno.
Senza che ci sia stata inviata nessuna comunicazione ufficiale, ma solo grazie allo scrupolo di una dipendente che, pur essendo in mutua, ha controllato da casa il sito del Ministero alla voce "fondo di solidarietà", scopriamo che da Roma ci hanno di fatto ridotto i trasferimenti di 28.000 euro.
Soldi che fino alla settimana scorsa c'erano ed erano stati contabilizzati.
Ora, se il termine per fare gli equilibri è il 30 settembre, e il Governo, che è quello che ci detta le regole, cambia le carte in tavola 10 giorni prima della scadenza, qualcuno mi spiega come si fa non solo a chiudere il bilancio, ma banalmente a fare un minimo di programmazione?
Ha senso tagliare le voci in entrata a tre mesi dalla fine dell'anno?
Ci dobbiamo aspettare lo stesso trattamento anche per gli anni a venire?
E' l'ennesimo passaggio che punta al soffocamento dei piccoli comuni?
Che risposte possiamo dare ai cittadini in queste condizioni?
Abbiamo già concordato un appuntamento con il revisore dei conti per capire come muoverci, visto che martedì prossimo dobbiamo andare in consiglio.
Diciamo che come primo passaggio ufficiale sul bilancio, partiamo col botto.    

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