13 ottobre 2013

Ieri ho incontrato una persona

Sono settimane intensissime, e come potete vedere anche il blog ne risente parecchio.
Scrivo poco, aggiorno e riposto ancora meno.
Abbiamo messo in piedi una bella organizzazione a sostegno di Pippo Civati, facendo eventi, raccogliendo firme, contattando amici e compagni sparsi per tutta la provincia, che ci stanno dando una grandissima mano.
Abbiamo deciso anche di provare a dare il giro al Pd locale, candidando e sostenendo Matteo Franceschini Beghini alla carica di segretario provinciale.
Insomma, finito il lavoro alle 17.30, se ne inizia un altro che dura almeno fino a mezzanotte. Raccolta firme, iniziative, incontri per scrivere documenti. Stancante, ma bello e divertente.
Sto conoscendo tante persone entusiaste e capaci, che fanno le cose perchè ci credono e le fanno con il sorriso sulle labbra. Che non è poco.
Ieri però ne ho conosciuta una che mi ha colpito.
Si chiama Giovanni, è un ragazzino di 82 anni che fa l'architetto e che nella sua vita ha sempre fatto coincidere la sua professione con la politica. Cioè ha fatto della sua idea di urbanistica e di spazio a servizio della comunità la cifra del suo impegno politico. Un servizio.
Ha un blog, come me, e nelle righe di presentazione c'è scritta una cosa che mi è piaicuta tantissimo.    
"Si dice che c'è disgusto tra la gente verso i partiti e verso la politica in generale. Questo disgusto nasce da un equivoco. La politica non è ciò che vediamo tutti i giorni in televisione: incontri tra segretari di partito, oscure dichiarazioni, linguaggio incomprensibile, noia. Politica è il vivere quotidiano in mezzo agli altri, sono le nostre esigenze, i nostri problemi: il lavoro, la scuola, i figli. Ciascuno di noi, come singolo o come gruppo, ha delle esigenze; politica è far andare d'accordo queste esigenze con quelle della collettività, con quelle generali".
E basta. Il senso della militanza sta tutto in queste poche righe.
Sentendo parlar Giovanni mi è tornato in mente mio nonno, che ha fatto la guerra (tutta) e che lavorato per cinquant'anni prendendosi cura prima dei suoi figli e poi dei suoi nipoti. Invalido di guerra, operaio, padre e nonno dalle poche parole ma dal grande esempio.
E mi è tornato in mente Mario, che lunedì saluteremo per l'ultima volta, che tanto ci ha insegnato con il suo stile e il suo essere costruttore di ponti tra gli uomini.
Ecco. Rottamiamo i modi sbagliati della politica. Il compromesso al ribasso, l'opportunismo, la smania del potere fine a sè stesso.
Teniamoci stretti Giovanni e quelli come lui. 



 
      

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