27 febbraio 2013

Note a margine

In mezzo a tutto sto gran casino, ce ne sono due.
La prima.
Da diverse settimane negli ambienti Pd si parlava solo di lui.
Il prossimo segretario, l'uomo di lotta e di governo, l'erede della grande tradizione della sinistra italiana. Bravissimo, preparatissimo, fighissimo.
Fabrizio Barca, l'uomo delle provvidenza, quello berlingueriano stimato anche da Monti che l'ha voluto al governo con lui. 
C'era il pacchetto pronto, con buona pace di Pippo Civati che si era candidato prima parlando di diritti, trasparenza, costi della politica, green economy, ecc, ecc.
Lunedì però il giocattolo si è rotto, di Barca abbiamo perso le coordinate e Civati viene indicato addirittura come uno dei pochi in grado da fare da pontiere con i deputati del M5S per la formazione del governo.
Mi sembra evidente che oggi la sua candidatura sia più forte che mai. Per fortuna dico io.
Ma ascoltarlo prima, il Civati? No eh...
La seconda.
La più grande novità introdotta dal centrosinistra negli ultmi vent'anni sono state le primarie.
Le ultime che abbiamo fatto hanno scelto un leader che ha ottentuo il peggior risultato politico di sempre.
Ergo, mi sa che per un po' ci siamo giocati anche quelle. Lo strumento più efficace che avevamo per stare in contatto con i nostri elettori.
Ottimo, non c'è che dire.



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