28 giugno 2012

Il lavoro, i diritti, i doveri


Anche ieri, il ministro Fornero è riuscita a strappare le prime pagine dei giornali grazie ad una delle sue solite uscite. “Il posto di lavoro non è un diritto, ma una cosa che uno si deve guadagnare”.
L’unica cosa positiva di questa uscita, a giudicare dal casino che ha creato nella rete, è che migliaia di persone che probabilmente in vita loro non avevamo mai neppure preso in mano la Costituzione, ieri si son lette l’articolo 4 che recita così: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Il lavoro quindi è un diritto (per tantissimi, me compreso, è addirittura una necessità), e le chiacchere stanno a zero. Forse la Fornero voleva semplicemente dire che sul lavoro bisogna darsi da fare perché il mondo è cambiato e quindi sono cambiati anche i lavori e i modi di lavorare, ma ha sbagliato modi, toni e soprattutto parole.
Detto questo, mi interesserebbe però sapere cosa sta facendo il ministro per mettere in pratica l’altro “pezzo di frase”, quello dove si dice che “La Repubblica promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto”, cioè si sbatte per creare occupazione, opportunità, crescita.
Ecco, dopo le sue (e anche le nostre) lacrime, cosa sta facendo il ministro per promuovere la crescita, visto che di lavoro ce n'è sempre meno (questo è il problema vero)? La riforma del mercato del lavoro che è stata votata per la prima volta ieri dal Parlamento, servirà davvero a sciogliere i nodi (o almeno alcuni…) che stanno soffocando l’Italia? La mia risposta è, purtroppo, mi sa di no. Francamente mi aspettavo di più per quanto riguarda ammortizzatori sociali, attenzione ai giovani, flessibilità legata a garanzie.
Invece niente, o poco. Troppo poco.
Credo quindi che la famigerata intervista del ministro rappresenti bene il declino di un governo che ha fatto alcune cose significative ma che ha perso lo smalto dei primi mesi, che ha alcuni ministri ormai in piena campagna elettorale (per chi poi, non si sa) e che deve sempre di più fare i conti con le dinamiche dei gruppi parlamentari che lo sostengono
Il tempo “tecnico” quindi mi sembra agli sgoccioli, con buona pace di tutti, in primis di chi ne fa parte. Perché, si sa, “il posto di lavoro non è un diritto, ma una cosa che uno si deve guadagnare”.    


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