9 dicembre 2012

Storie di calcio nella storia del calcio


Come alcuni di voi sanno, da oltre un mese sto seguendo un corso di giornalismo 2.0 tenuto da Luca Sofri. Alla fine dell'ultima lezione, Sofri ci ha dato un compito da fare a casa: un breve testo, con taglio giornalistico, secco e senza fronzoli, raccontando una storia a nostro piacimento.
Ieri sera ho visto che Messi ha battutto il gol di Müller, uno di quei calciatori che non ho mai visto giocare ma i cui numeri mi hanno sempre impressionato.
Ispirato, ho scritto questa piccola biografia del primo vero e proprio bomber della storia del calcio.
    
 
Con la doppietta realizzata contro il Betis Siviglia nell’ultimo turno della Liga spagnola, Lionel Messi, fuoriclasse del Barcellona, ha stabilito un nuovo record personale, diventando il calciatore che ha segnato più gol in un anno solare, ben 86 centri. Nella sua ancora breve carriera (ha solo 25 anni), Messi ha già infranto diversi record, come aver segnato cinque gol in una sola partita di Champions League o aver vinto per quattro anni consecutivi la classifica cannonieri del torneo continentale. Messi inoltre vince ininterrottamente il Pallone d’Oro dal 2009 e anche quest’anno si giocherà la vittoria finale. Se dovesse superare il suo compagno Andres Iniesta e il suo grande rivale, il madrilista Cristiano Ronaldo, Messi diventerebbe il primo calciatore a vincere per quattro volte il premio di France Football.

Realizzando 86 gol, Messi ha battuto un record che durava dal 1972, realizzato da una leggenda del calcio mondiale, il tedesco Gerhard Müller, che quarant’anni fa si fermò a quota 85.

Müller è stato uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio, vera e propria bandiera del Bayern Monaco e della Germania Ovest. Mentre Messi è un fuoriclasse assoluto, paragonato già più volte al suo connazionale Diego Armando Maradona, Müller ha costruito i suoi successi giocando un’intera carriera sul filo del fuorigioco, segnando gol incredibili per rapidità d’esecuzione e imprevedibilità. Basso e “tarchiatello”, Müller non aveva il fisico da atleta, ma compensava questo deficit con la grinta e una grande esplosività. Con la squadra bavarese ha vinto quattro Meisterschale (letteralmente “piatto dei campioni”, il trofeo che viene assegnato a chi vince il campionato tedesco), quattro Coppe di Germania, una Coppa delle Coppe, tre Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Con la sua nazionale si è laureato Campione d’Europa nel 1972, segnando due gol nella finale vinta contro l’Urss per 3-0 e Campione del Mondo nel 1974, realizzando il gol del decisivo 2-1 nella finalissima contro l’Olanda. Müller ha fatto soffrire anche i tifosi italiani, segnando due gol nella epica semifinale tra Italia e Germania del mondiale messicano del 1970, lo stesso anno in cui vinse il Pallone d’Oro. Ancora oggi Müller è il calciatore che ha segnato più gol nella Bundesliga (365 in 14 stagioni) e con la maglia della nazionale tedesca, con la quale ha realizzato 68 gol in 62 presenze. Giocò gli ultimi anni della sua carriera negli Stati Uniti, imitando il percorso professionale di alcuni grandi calciatori dell’epoca come Pelè, Bettega, Best o il suo ex compagno di squadra Beckenbauer.  

Amatissimo non solo dai tifosi del Bayern, ma da tutti gli appassionati di calcio (in Germania è soprannominato “Der Bomber der Nation”), Müller visse degli anni molto difficili dopo il ritiro. Senza un ruolo attivo nel mondo del pallone, sostituito nei cuori dei tifosi da giocatori come Rummenigge, Matthäus o  Völler, Müller cadde in una lunga depressione che lo portò ad isolarsi e che lo allontanò dalla sua famiglia, tant’è che la moglie lo lasciò. Un abbandono che lo condusse all’alcolismo, come lui stesso ha raccontato in un’intervista: “Ero a Monaco, ma non sapevo cosa fare. Quando non hai un lavoro, la giornata è lunga”. Ad aiutare il grande bomber ci pensarono i suoi ex compagni di squadra, che si rivolsero alla loro seconda famiglia, il Bayern Monaco. Il tecnico di allora, Uli Hoeness, gli offrì aiuto, obbligandolo ad un percorso di disintossicazione. Dopo diversi tentativi non riusciti, Müller si riprese, e tornò ad avere un ruolo nella squadra bavarese, prima con il compito di trovare degli sponsor, poi come osservatore e assistente di campo, infine come guida della seconda squadra del Bayern nel campionato regionale. “Non c’è niente di meglio che stare al Bayern”, ha detto Müller, una volta che ha ripreso la sua vita in biancorosso.

 

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