15 maggio 2013

Lettera ad un partito mai nato

"L’ipotesi Chiamparino – come l’ipotesi Cuperlo – sono insomma in perfetta continuità con il passato delle scelte del PD: adottare le soluzioni che erano soluzioni ai problemi di quattro anni prima, e dimezzare i ritardi".
Lo scrive oggi Luca Sofri sul suo blog, ed è esattamente il mio pensiero.
Aggiungo un altro personaggio che manca all'appello. Quel Pierluigi Bersani che nel 2007, all'alba del Pd, sembrava poter essere un candidato spendibile per la segreteria. Disse di no, perchè "di ex Ds c'è già Veltroni" e l'apparato di allora (che è ancora quello di oggi) decise di sostenere compattamente il Walter nazionale salvo poi accoltellarlo il minuto dopo la sconfitta alle politiche (sconfitta con il Pd vicino al 34%, cose oggi inimmaginabili).
I guai iniziarono allora. Un partito mai nato perchè figlio di troppi padri. E' soprattutto per questo che, da allora, io e qualche altro sparuto peones decidemmo di fare altro. Di stare dentro per carità, ma di fare altri percorsi.  
Come ho già scritto altre volte, il problema del Pd non è politico, o culturale, o generazionale. Il problema vero è che la sua classe dirigente è logora, stanca, timorosa, non più al passo con i tempi. E in un momento storico in cui le divisioni in Italia non sono tra destra e sinistra ma tra chi vuole innovare e chi vuole mantenere lo status quo, la dirigenza del Pd ha scelto la seconda strada, mortificando la passione e la voglia di riscatto dei 3 milioni di pesone che han votato alle primarie e dei quasi 9 che hanno votato alle politiche.
A ottobre ci sarà il congresso. Sarà l'occasione per dare il giro al tavolo.
Io son fortunato, so già per chi votare. E' uno di quei peones di cui vi parlavo qualche riga sopra.    

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