28 febbraio 2012

Noi valsusini, consegnati al nostro destino

Noi valsusini, consegnati al nostro destino

Dopo la pacifica marcia di sabato, mi si è stretto il cuore quando ho saputo di quello che stava succedendo alla Maddalena e di Luca Abbà. Io lui non lo conosco, ma mia mamma si. L’ho chiamata per capire cosa stava capitando, ma anche lei aveva notizie vaghe e confuse. Mi ha raccontato una cosa però. Nel dicembre del 2005 lei e Luca passarono una giornata insieme a Venaus. Anche allora erano giorni di marce e di tensioni. Si trovarono fianco a fianco, lei amministratrice e Luca militante, nel fare un cordone di sicurezza per impedire a noi manifestanti di scendere nella piana vicino all’area che allora doveva diventare un cantiere, piena di poliziotti. “Vedi che noi stiamo con le istituzioni” le disse Luca. “Non vogliamo mica che scoppi qualche casino”. Una persona buona, onesta, pulita. A poco più di sei anni da quei giorni, Luca ha ritenuto che l’unico modo per manifestare il suo dissenso fosse salire su quel traliccio. Un gesto estremo che, mentre sul web e sui giornali si moltiplicano prese di posizione, dichiarazioni, insulti e un’infinita caterva di parole, mi lascia l’amaro in bocca e mi ha suggerito una riflessione. Quel volo dimostra che la politica, Luca, se l’è lasciato scappare via. Ha deciso che non valeva la pena ascoltare le sue idee, la sua voglia di mettersi in gioco, di voler contare e di coltivare la sua passione per la terra che ama.
E quando dico la politica intendo gli onorevoli del mio partito che hanno invocato a gran voce i militari e i ministri che li hanno mandati. Intendo i governi che hanno trasformato i tavoli tecnici in teatrini senza dignità ma anche chi, abbandonandoli per paura di perdere consenso, ha contribuito a renderli tali. Un bello schiaffo alla nostra già malconcia democrazia.
La verità è che in questa vicenda, il Tav, non c’entra più niente. Nessuno s’interessa più delle merci che non ci sono, dei passeggeri ipotetici (quelli che per spostarsi scelgono l’aereo e non il treno), dell’ambiente devastato, dei soldi pubblici gettati al vento. Non interessa più discutere e confrontarsi. A qualcuno interessa far casino, a qualcun altro vincere un appalto, a qualcun altro ancora magari tentare di portare a casa qualche compensazione (la palestra piuttosto che la pista ciclabile o la riqualificazione urbanistica).
Luca, e con lui tutti noi valsusini, siamo stati consegnati al nostro destino senza che nessuno battesse ciglio. È triste, ingiusto e avvilente. Ma è così.
E dopo anni di richieste inascoltate e di speranze mortificate (e di colossali prese in giro), il clima si è caricato prima di disillusione, poi di rabbia. Un accerchiamento che genera un clima in cui tutto diventa uguale a se stesso. Tutti indistintamente diventano venduti, mafiosi, collusi. I politici, i magistrati, le forze dell’ordine, le banche, i poteri forti. Tutti uguali e tutti nemici. E quando tutto diventa uguale, vale tutto.
Qualcuno dirà che, anche se la storia fosse andata in un altro modo, avrebbe comunque scelto la strada della contrapposizione e della lotta. Forse è vero, perché la politica è faticosa, noiosa, ha delle regole e richiede dei compromessi. Ma questa ipotesi non può esimere nessuno di fronte ai tanti errori commessi.
E allora che fare? Aggregarsi alla lotta senza badare troppo ai mezzi, o starsene buoni sperando che la tempesta passi in fretta. Onestamente non lo so. Credo che in questa situazione da “liberi tutti”, dove nessuno controlla più nulla, ognuno farà le sue scelte. Io, che conto come il due di picche a briscola, continuerò a voler bene alla mia terra e a stare in mezzo alla gente. Con tanta umiltà, tanta passione ma anche con le orecchie tese e il cervello acceso. Evitando gli estremismi e portando le ragioni della valle anche a chi è lontano. Proverò ancora a fare un po’ di politica insomma. Non è facile, e in giorni come questi mi sembra impossibile e inutile.
Non provarci nemmeno però sarebbe un delitto.


http://www.lavalsusa.it/item.asp?i=3518
http://www.prossimaitalia.it/news/2151/noi-valsusini-consegnati-al-nostro-destino/

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