8 settembre 2012

Tunnel che fai, accordo che trovi


Il 30 agosto è uscito su LaValsusa un interessante articolo riguardante la vicenda dell’area ex-Valle di Sant’Ambrogio in cui si parlava di un possibile utilizzo di quella che una volta era una cava, come sito di stoccaggio dello smarino proveniente dagli scavi per la realizzazione della seconda canna del Frejus, voluta dalla Sitaf.
Avevo letto a inizio luglio che quell’area, dopo tanti anni di degrado e abbandono, sarebbe stata riqualificata e restituita ai cittadini. Non mi aspettavo però che diventasse un sito di stoccaggio, per di più di materiale proveniente dallo scavo di un tunnel. Ovviamente la cosa mi ha incuriosito parecchio, specialmente dopo aver letto le dichiarazioni del Sindaco che dice: “Rimaniamo contrari a quest'opera, se la fanno per il Frejus devono farla anche per il Monte Bianco”. Cioè, in pratica, non ragioniamo su quanti tir devono passare, magari chiedendo un contingentamento dei passaggi o una quota dei pedaggi. Diciamo no e basta. Poi però il tunnel lo fanno lo stesso e sarebbe il caso che se ne facesse uno anche da un'altra parte.
Intendiamoci, se c’è un’opera pubblica in costruzione e questa prevede lo stoccaggio dei materiali di risulta, è chiaro che qualcuno si debba accollare l’onere di gestirli, anche se è spiacevole. Se questi materiali però possono tornare utili, magari per la riqualificazione di un’area, è giusto che un amministratore s’interessi, chieda di vedere le carte, faccia le sue considerazioni, ponga delle linee d’indirizzo per i lavori e, eventualmente, accetti o meno le condizioni poste.  
Mi sfugge soltanto perché questo approccio va bene se lo smarino viene dal Frejus mentre sono pronto a scommettere che si tratterebbe di un "modus operandi criminale di stampo mafioso" se si trattasse dei detriti provenienti da Chiomonte.
Devo dire però che la cosa che mi ha più colpito è stato il silenzio generale. Oltre all’articolo su LaValsusa, ho visto solo alcuni post su Facebook, un po’ di polemica, un comunicato stampa ma niente di più.
Una storia sussurrata, superata a livello mediatico dalle visite al cantiere di onorevoli e consiglieri del Pd e dalla Messa in cattedrale con le bandiere. 
Strano. Mi ricordo che pochi anni fa, quando il sindaco di Almese disse che era disponibile a vedere i progetti della Tav (a vedere, non a prendersi 350.000 metri cubi di detriti…), il giorno successivo venne fatto uscire dalla Chiesa del suo paese, dove si trovava per una celebrazione ufficiale, gli fu messo un megafono in mano e gli furono chieste spiegazioni.
Un metodo “democratico” un po’ ruvidino no?
Due pesi e due misure? Mi sa di si.
Ovviamente non c’è ancora nulla di definitivo, e sul futuro dell’area in questione c’è ancora molto di cui discutere, ma o lo smarino del Frejus ha un peso fisico, geologico, geografico e politico diverso da quello di altre montagne, oppure, cosa che ritengo più probabile, è meglio che tutto scivoli via il prima possibile, evitando che questa storia di normale amministrazione alzi un polverone (è proprio il caso di dirlo…) e in qualche modo possa incidere sugli equilibri politici in Comunità Montana che, dopo il "patto dell'Ikea" del 2009 (meno tavoli, più sedie), pare abbia deciso di virare su un accordo più "operativo": c'è chi scava e c'è chi stocca.     

5 commenti:

  1. Gentile Jacpo,
    hai fatto un lungo articolo e tratto conclusioni politiche basandoti su un articolo letto su la valsusa.
    Cosa ne dici di contattare direttamente il Sindaco di Sant'Ambrogio e avere notizie di prima mano? Così potrai porre rimedio a tutte le cose che (come scrivi tu) ti sfuggono.
    Buona giornata. Mauro Galliano

    RispondiElimina
  2. nell'articolo che ho citato le dichiarazioni del sindaco sono virgolettate, e quindi presumo che non siano interpretazioni del giornalista. ho letto anche il comunicato stampa uscito qualche giorno fa, nonchè la lettera del sindaco pubblicata su Luna Nuova di martedì. tutte queste letture non mi hanno però chiarito se c'è uno scavo per cui vale la pena tollerare chi lancia le pietre e un altro no, se c'è un'opera per cui basta firmare documenti di contrarietà per dire di averla contrastata e un'altra per cui vale la pena passare le notti in mezzo ai boschi, ma soprattutto, che ruolo hanno avuto i soggetti protagonisti (comune, cm, sitaf) vista la commistione di ruoli del presidente della cm, sostenuto dall'amministrazione di cui anche tu fai parte. detto questo, ribadisco quanto già detto, cioè che il comportamento del tuo sindaco è stato assolutamente corretto con il ruolo che ricopre.

    RispondiElimina
  3. Caro Jacopo, oggi sulla Stampa ho pubblicato un brevissimo articolo che conferma invece la disponibilità di Sant'Ambrogio ad accogliere - fatti salvi tutti i requisiti di legge - lo smarino della "Sitaf o di altri cantieri". L'affermazione è contenuta nella lettera (ovviamente protocollata dal Comune) che il sindaco Fracchia ha inviato il 13/5/2010 alla società interessata a bonificare una cava in disuso con "terre e rocce di scavo" prodotte dalla Sitaf. Sottolineo che si tratta di un parere preventivo quindi, come ho correttamente riportato, di "un sì di massima". Aggiungo che il sindaco da me interpellato a proposito di quella lettera mi ha risposto: "Non dico né sì, né no". Il resto lo puoi leggere nel brevissimo articolo. Ti risparmio l'irriguardoso messaggio con cui Fracchia ha definito il mio lavoro "spazzatura" perché di maleodorante in realtà c'è solo il suo disprezzo per la verità.
    A tua disposizione per qualsiasi approfondimento.
    Roberto Travan

    RispondiElimina
  4. bene. quindi nessuna smentita.
    ribadisco il mio concetto. se con questa operazione il sindaco di s.ambrogio potrà restituire alla sua comunità uno spazio abbandonato e degradato, avrà fatto un'azione meritoria. avrà amministrato per il bene del suo paese, come devono fare tutti i primi cittadini del mondo. continuo a non capire la differenza di peso geologico-politico tra lo smarino della sitaf e quello di ltf. e lo dico non perchè io sia favorevole all'opera, anzi, ho una marea di perplessità e ne ho scritto più volte sia su questo blog, sia altrove (anche se qui bisognerebbe aprire una discussione infinita: di quale opera stiamo parlando? la nuova linea che non si fa più?). Vorrei solo per cercare di fare chiarezza visto che in questi ultimi anni la valle ha impiegato un sacco di energie su questo tema, dimenticandosi di tutto il resto, tipo le fabbriche che chiudevano o i servizi ridotti al lumicino. un errore grave, che a mio avviso stiamo già pagando ma che temo pagheremo sempre di più. e visto che ad amministrare in questi anni c'è stato il centrosinistra, schieramento in cui io mi riconosco anche se oggi mi sembra un pò confuso, so già su chi ricadranno le colpe.

    RispondiElimina
  5. Fracchia nei due comunicati stampa mentiva spudoratamente. Qui è stata resa pubblica la lettera, da lui firmata, che autorizzava lo smarino di Sitaf ma anche "da altri scavi nella Regione Piemonte". http://a4.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/75182_481287608562492_117389480_n.jpg

    RispondiElimina