4 luglio 2012

Il caso Avigliana

La notizia è di ieri, e ne avevo già scritto a mò di battuta.


Oggi però voglio provare a fare una riflessione un po’ più articolata, perché le battute servono a far ridere, e qui da non è che ci sia da sganasciarsi.  

Dei tre espulsi del Pd aviglianese, Arnaldo Reviglio lo conosco in maniera superficiale, Andrea Archinà non lo conosco per niente, mentre con Carla Mattioli ho avuto modo di confrontarmi diverse volte. Non siamo mai andati granché d’accordo, specie sulla vicenda Tav. Tutto è iniziato con questa intervista di quasi tre anni fa, e col passare del tempo le nostre distanze su questo argomento sono aumentate. Una su tutte, non ho condiviso la scelta di uscire dall’Osservatorio, dettata da equilibri di maggioranza, che a mio avviso ha dato il via ad un isolamento politico della valle e all’esasperazione di una situazione già molto complicata. Credo che questi errori prima o poi li pagheremo perché sul Tav la Val di Susa ha tante cose da dire, ed è un delitto regalare i nostri argomenti a qualche antagonista di professione. Perché in mezzo ai tanti cittadini che protestano pacificamente, c’è anche qualche scalmanato che andrebbe isolato.

Ho scritto queste poche righe perché non pensiate alla solita difesa d’ufficio, alla presa di posizione di comodo, alla pacca sulla spalla di circostanza.

Le espulsioni di Mattioli, Reviglio e Archinà sono un fatto grave perché, al di là delle motivazioni ufficiali espresse dalla Commissione dei Garanti, l’oggetto del contendere vero e proprio è di nuovo la contrarietà al Tav. Cosa che pone un problema di libertà di opinione e di agibilità politica.

Il Pd è nato con la prospettiva di diventare un grande partito riformista. Una sorta di “new labour” italiano disse qualcuno. Ecco, nel new labour c’è spazio per la gente come Blair ma anche per i trozkisti, che credo abbiano idee diverse su un sacco di cose, ma riescono a coesistere e a fare attività politica progressista insieme. Non posso immaginare un Pd dove persone che hanno un’idea diversa su un’opera pubblica vengano messe al bando e cacciate, mentre vengono sopportate (e a volte supportate….) persone che la pensano in maniera opposta su temi qualificanti per il futuro della nostra società come i diritti civili, la laicità o la vita e la morte.

Il reato di opinione non può esistere in un partito che si chiama Democratico.

C’è poi un problema di agibilità. In Val di Susa i pochi iscritti al Pd che sono rimasti vedono il loro spazio politico restringersi ogni giorno di più. Per tanti motivi. Il Tav è sicuramente il motivo principale ma non il solo. L’unico effetto concreto che sortirà un atto così duro è l’ulteriore restringimento di questo campo. Alcuni abbandoneranno, altri non avranno più voglia di organizzare iniziative o fare volantinaggi. Tutto questo, a pochi mesi dalla primarie e dal voto.

Ha senso tutto questo? Dal mio punto di vista no, ma considerando che i Garanti sono tutte persone con un’esperienza e una capacità politica superiore alla mia, credo che queste valutazioni le abbiano fatte, decidendo che andava bene così. Si perdono i voti della Val di Susa? Ne conquisteremo da altre parti. Lo stesso ragionamento che animò la campagna elettorale per Bresso. I risultati ce li ricordiamo.

Il mio pensiero va anche a Caterina Romeo, persona degnissima e molto capace, da poco nominata dalla Federazione torinese come “segretaria speciale” di Avigliana. Avrebbe dovuto provare a rimettere insieme i cocci dopo il terremoto elettorale, e sarebbe stato complicato di per sé. Queste tre espulsioni sono solo benzina sul fuoco. Mi auguro che ci sia lo spazio per dei ripensamenti, anche se non ci conto granché 

Voglio concludere con un’altra piccola riflessione. Oggi su Facebook si sprecano gli attacchi al Pd per questa decisione. C’è grande godimento nel farli. Volano insulti, previsioni da fine del mondo, inni alla democrazia. Tutti contro le “purghe”, questo è il termine più utilizzato. Mi spiace leggere certe cose, ma mi spiace ancora di più ricordare che pochi mesi fa, quando Rifondazione Comunista espulse il sindaco di Chiomonte Ezio Paini perché si oppose al presidio No Tav nel suo paese, nessuno si schierò “contro le purghe” rifondarole. Anzi, in molti inneggiarono alla decisione.

La democrazia, la libertà di opinione e di dissenso, per fortuna, non si misurano ancora con il Notavometro e sono dei valori da difendere sempre. Ricordiamocelo. Tutti.                  

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