10 luglio 2012

Risponderemo con più democrazia

Tra pochi giorni ricorrerà il primo anniversario dalla strage di Utoya. Repubblica pubblica una serie di interviste realizzate ad alcuni dei ragazzi sopravvissuti alla follia di Breivik, che riaprono una ferita che stenta a rimarginarsi. Alcuni di quei ragazzi, giovanissimi, porteranno per sempre sul loro corpo i segni di quei giorni. Tutti quanti stanno cercando di elaborare quello che è successo, reagendo ognuno a modo loro, ma soprattutto cercando di ridar fiato alla loro passione per la politica che li aveva spinti su quell’isoletta a pochi chilometri da Oslo. “Sì, anch’io l’incubo lo vivo ancora, -dice Eivind Rindal- ma è quello di vedere in Europa la crescita di consensi delle ideologie fasciste che hanno mosso Breivik”.
Quella di Utoya è una storia che mi ha colpito molto e che mi porto dentro. È una questione personale. Mentre quei ragazzi morivano, anche io stavo partecipando ad un “campeggio politico”. Ero ad Albinea, con tanti altri amici, a parlar di un futuro che sembra non arrivare mai. Quando la notizia della strage ci raggiunse, restammo tutti ammutoliti. Dei ragazzi più giovani di noi erano morti in una situazione simile a quella che stavamo vivendo. Sognavano un posto migliore dove vivere, crescere, studiare, lavorare. L’unica loro colpa: impegnarsi per realizzare i loro sogni.
“Al male risponderemo con più democrazia”, disse in quei giorni il Primo Ministro norvegese
J. Stoltenberg, lasciando il mondo a bocca aperta ma insegnando a tutti una magnifica lezione: snaturarsi e rinunciare a sé stessi di fronte alle difficoltà è la più grande delle sconfitte.  
Anche quest’anno pianteremo le tende ad Albinea, e lo faremo anche un po’ per quei ragazzi che sono rimasti a Utoya. Perché le “cose cambiano” (come dice il titolo del nostro incontro), ma i nostri sogni e la passione per realizzarli no.

Nessun commento:

Posta un commento