Ieri Luna Nuova e La Stampa han dedicato uno spazio a "Comuni a ruote libere", una bellissima iniziativa per la sensibilizzazione dello sport per disabili, organizzata con il patrocinio del Comune di Rivoli.
Ringrazio ancora Paolo De Francia che mi ha invitato a partecipare e i ragazzi del Conte Ver
de Basket.
Condove si saprà sdebitare, accogliendo questi ragazzi al più presto.
13 maggio 2015
24 aprile 2015
Il mio Juve-Real
Arrivai allo stadio prestissimo, credo poco prima delle 19.
C'era ancora il sole alto, l'odore dell'erba tagliata e bagnata da poco.
Si stava benissimo, come si sta in quelle sere di primavera appena inoltrata che sanno già un po' d'estate.
Quelle sere che, nel calcio, significano partite che contano. Partite che giocano quelli che sono arrivati in fondo e che hanno una storia tutta loro.
Io non vedevo l'ora che si iniziasse a giocare, ma ricordo benissimo che mi son goduto l'attesa del calcio d'inizio secondo per secondo. Seduto sul mio seggiolino, guardandomi intorno, chiaccherando con gli amici che erano con me.
Vedemmo il Delle Alpi riempirsi pian piano, così come pian piano saliva la nostra tensione.
Arrivarono i tifosi del Real, tantissimi e tutti caldi come il fuoco.
Verso le 20 entrò in campo la Juve, per il riscaldamento. Alla spicciolata, con concentrazione ma anche leggerezza. Ad accogliere i nostri, un boato pazzesco e un urlo solo: "Juve, Juve, Juve!".
Poco dopo, mentre tutto lo stadio stava ancora cantando, entrò il Real. Tutti insieme, tutti bianchi, carichissimi. Giuro, per un paio di secondi scese il gelo. Un gelo rotto subito dai nostri fischi e dalle urla dei tifosi madridisti. Erano tutti lì. Erano i galactios. Facevano paura. Hierro, Raul, Figo, Ronaldo, Morientes, Roberto Carlos, Guti, Cambiasso.
E poi Zinedine Zidane. Il nostro, Zinedine Zidane.
Pochi minuti dopo la partita iniziò, e sapete tutti come andò a finire.
I gol sotto la Nord di quei DelPieroTrezeguet che sembra quasi il nome di un giocatore solo per quante volte son finiti insieme sul tabellino. Un rigore pazzesco parato da Buffon, ancora sotto di noi. E poi l'apoteosi Nedved. Una stagione stellare che in 10' toccò il suo punto più alto e poi quello più basso. Un gol pazzesco da fuori area e quel giallo che gli precluse la finale e che, di fatto, sancì la nostra sconfitta in quella Champions dominata. Era la nostra certezza. Quell'anno con lui si vinceva, senza di lui non c'era nulla da fare. E infatti a Manchester, non ci fu nulla da fare.
Quel Juve-Real 3-1 (che si deve leggere tutto di un fiato) è stata l'ultima semifiinale di Champions della Juve e probabilmente una delle partite più belle della sua lunga storia.
Non credo che questa semifinale finirà così. Anzi, credo che dobbiamo viverla per quello che è. Una partita importante contro una squadra fortissima.
Bisogna crederci ma non illudersi.
La bellezza starà però in quel clima di attesa, di tensione, di voglia di giocare. Starà nel sole che va via mentre lo stadio si riempie e nell'odore dell'erba appena tagliata. Starà nella gioia di vivere di nuovo da protagonisti un momento di grande sport.
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31 marzo 2015
Volere la luna. Anche una legge elettorale però va bene.
Eduard Bernstein è stato uno dei più importanti socialdemocratici di fine '800.
Conobbe Engles a Londra e, pur trovandosi d'accordo con lui e Marx sulla struttura sociale che avevano descritto, sui meccanismi economici e politici che regolavano il mondo del lavoro di allora, e anche sulla necessità di instaurare un nuovo corso sociale fondato sul potere ai lavoratori, polemizzò profondamente con loro su come raggiungere questo obiettivo. Non attraverso una spinta rivoluzionaria ma attraverso un'opera di modernizzazione permanente del capitalismo. Attraverso un'azione di contrattazione tra lavoratori e capitani d'industria. Attraverso una pratica politica riformista. La sua idea di società, di innovazione e di politica si riassume nel suo motto più famoso: "il fine è nulla, il movimento è tutto".
Ieri sera, riascoltando qualche intervento della direzione nazionale del PD dove si discuteva della legge elettorale, mi è tornata in mente la frase di Bernstein.
Perchè forse questa legge elettorale potrebbe essere migliore.
Perchè resto convinto del fatto che un ritorno al tanto odiato e poi tanto rimpianto Mattarellum sarebbe stata la cosa migliore.
Perchè credo che i capilista scelti dai gruppi dirigenti di questi partiti ormai insesistenti rischino di essere scelti in base a criteri di fedeltà e non di merito.
Però, ci sono dei però.
Perchè a forza di aspettare e litigare su una legge migliore, rischiamo di andare a votare ancora una volta con questa schifezza che abbiamo adesso.
Perchè quelli che oggi criticano l'Italicum e chiedono un ritorno al Mattarellum, sono in gran parte gli stessi che il Mattarellum potevano reintrodurlo, ma non lo han fatto.
Perchè credo che il problema dei capilista bloccati si possa superare con le primarie, cosa su cui Renzi si è impegnato e su cui bisogna vigilare e chiedere conto.
Perchè sono convinto che la storia non si esaurisca con un voto parlamentare, ma vada avanti nonostante i Renzi, i D'Alema, i Fassina e i Giachetti, e il Parlamento (presumibilmente il prossimo o quelli che verranno) potrà ricominciare a discutere di legge elettorale altre cento volte, se è necessario e se ci saranno le condizioni.
Questo è "il movimento" di Bernstein. Questa è l'essenza del riformismo.
Un pezzo del mio partito invece ha deciso di andare allo scontro totale, cercando un casus belli che difficilmente sarà capito da chi dobbiamo convincere a votarci ma soprattutto non valorizzando manco un po' le modifiche all'Italicum che erano state richieste e accolte, trasformando così una vittoria in una sconfitta.
Credo che dietro a tutto questo ci siano alcune ragioni politiche ma soprattutto un senso di rancore nei confronti di Renzi, "reo" di aver fatto saltare il tappo ad un partito imbottigliato nel passato di chi lo aveva fatto nascere, ma forse mai davvero nato. Questo però è stato deciso da un congresso, mica da un golpe.
Ieri è stato il giorno, oltre che dell'Italicum, anche dei 100 anni di Pietro Ingrao, che qualche anno fa scrisse un bellissimo libro intitolato "Volevo la Luna". Condivido in pieno lo spirito di quello scritto: volare alto, darsi obiettivi al limite dell'impossibile, rilanciare sempre. Vivere "in movimento" insomma. Ingrao di sicuro non era un riformista, però aveva capito che per volere la Luna, o almeno una legge elettorale, la testimonianza non basta.
Conobbe Engles a Londra e, pur trovandosi d'accordo con lui e Marx sulla struttura sociale che avevano descritto, sui meccanismi economici e politici che regolavano il mondo del lavoro di allora, e anche sulla necessità di instaurare un nuovo corso sociale fondato sul potere ai lavoratori, polemizzò profondamente con loro su come raggiungere questo obiettivo. Non attraverso una spinta rivoluzionaria ma attraverso un'opera di modernizzazione permanente del capitalismo. Attraverso un'azione di contrattazione tra lavoratori e capitani d'industria. Attraverso una pratica politica riformista. La sua idea di società, di innovazione e di politica si riassume nel suo motto più famoso: "il fine è nulla, il movimento è tutto".
Ieri sera, riascoltando qualche intervento della direzione nazionale del PD dove si discuteva della legge elettorale, mi è tornata in mente la frase di Bernstein.
Perchè forse questa legge elettorale potrebbe essere migliore.
Perchè resto convinto del fatto che un ritorno al tanto odiato e poi tanto rimpianto Mattarellum sarebbe stata la cosa migliore.
Perchè credo che i capilista scelti dai gruppi dirigenti di questi partiti ormai insesistenti rischino di essere scelti in base a criteri di fedeltà e non di merito.
Però, ci sono dei però.
Perchè a forza di aspettare e litigare su una legge migliore, rischiamo di andare a votare ancora una volta con questa schifezza che abbiamo adesso.
Perchè quelli che oggi criticano l'Italicum e chiedono un ritorno al Mattarellum, sono in gran parte gli stessi che il Mattarellum potevano reintrodurlo, ma non lo han fatto.
Perchè credo che il problema dei capilista bloccati si possa superare con le primarie, cosa su cui Renzi si è impegnato e su cui bisogna vigilare e chiedere conto.
Perchè sono convinto che la storia non si esaurisca con un voto parlamentare, ma vada avanti nonostante i Renzi, i D'Alema, i Fassina e i Giachetti, e il Parlamento (presumibilmente il prossimo o quelli che verranno) potrà ricominciare a discutere di legge elettorale altre cento volte, se è necessario e se ci saranno le condizioni.
Questo è "il movimento" di Bernstein. Questa è l'essenza del riformismo.
Un pezzo del mio partito invece ha deciso di andare allo scontro totale, cercando un casus belli che difficilmente sarà capito da chi dobbiamo convincere a votarci ma soprattutto non valorizzando manco un po' le modifiche all'Italicum che erano state richieste e accolte, trasformando così una vittoria in una sconfitta.
Credo che dietro a tutto questo ci siano alcune ragioni politiche ma soprattutto un senso di rancore nei confronti di Renzi, "reo" di aver fatto saltare il tappo ad un partito imbottigliato nel passato di chi lo aveva fatto nascere, ma forse mai davvero nato. Questo però è stato deciso da un congresso, mica da un golpe.
Ieri è stato il giorno, oltre che dell'Italicum, anche dei 100 anni di Pietro Ingrao, che qualche anno fa scrisse un bellissimo libro intitolato "Volevo la Luna". Condivido in pieno lo spirito di quello scritto: volare alto, darsi obiettivi al limite dell'impossibile, rilanciare sempre. Vivere "in movimento" insomma. Ingrao di sicuro non era un riformista, però aveva capito che per volere la Luna, o almeno una legge elettorale, la testimonianza non basta.
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25 marzo 2015
1992: una riflessione
Ieri sera ho visto i primi due episodi di "1992", la serie di Sky dedicata a Tangentopoli. Il taglio che è stato dato è molto spettacolare e in alcuni tratti un po' sopra le righe (è una fiction del resto). Una sorta di "grande bellezza" senza lustrini, paillettes e champagne.
Emerge però una cosa, forse per la prima volta in maniera così evidente. Che se il sistema era malato, e lo era, la colpa era di tutti. Dei corrotti innanzitutto, che non hanno servito la Repubblica "con disciplina e onore", come recita la Costituzione. Dei corruttori, che hanno creduto non nel loro lavoro ma nel loro arricchimento, investendo in tangenti invece che nelle loro aziende mandandole all'aria.
Di un Paese, il nostro, molto cattivo e molto spregiudicato a cui, in fondo, andava bene così. Come scrive Feltri in un pezzo molto bello, uscito ieri: "non è la storia di Mani pulite ma la storia di Tangentopoli, e cioè non è la storia del drappello di pm bensì la storia di come eravamo, noi abitanti della città delle mazzette".
La prima fiction su quegli anni, che io ricordo a malapena come un rumore di fondo nel tg della sera, mentre mangiavamo cena, mi fa riflettere su due cose: la prima è che, passati più di vent'anni, quei mesi così intensi si stanno storicizzando. C'è quindi la possibilità di iniziare a riflettere su quello che è accaduto con un po' meno pathos, un po' più di distacco e di oggettività, comprendendo cosa è successo ma soprattutto, e qui la seconda riflessione, cosa ha generato la caduta della Prima Repubblica: non la rinvicita dei giusti, ma l'assalto alla diligenza da parte dei peggio burocrati, politici, affaristi e feccendieri, incarnati e degnamente rappresentati da un uomo solo.
Emerge però una cosa, forse per la prima volta in maniera così evidente. Che se il sistema era malato, e lo era, la colpa era di tutti. Dei corrotti innanzitutto, che non hanno servito la Repubblica "con disciplina e onore", come recita la Costituzione. Dei corruttori, che hanno creduto non nel loro lavoro ma nel loro arricchimento, investendo in tangenti invece che nelle loro aziende mandandole all'aria.
Di un Paese, il nostro, molto cattivo e molto spregiudicato a cui, in fondo, andava bene così. Come scrive Feltri in un pezzo molto bello, uscito ieri: "non è la storia di Mani pulite ma la storia di Tangentopoli, e cioè non è la storia del drappello di pm bensì la storia di come eravamo, noi abitanti della città delle mazzette".
La prima fiction su quegli anni, che io ricordo a malapena come un rumore di fondo nel tg della sera, mentre mangiavamo cena, mi fa riflettere su due cose: la prima è che, passati più di vent'anni, quei mesi così intensi si stanno storicizzando. C'è quindi la possibilità di iniziare a riflettere su quello che è accaduto con un po' meno pathos, un po' più di distacco e di oggettività, comprendendo cosa è successo ma soprattutto, e qui la seconda riflessione, cosa ha generato la caduta della Prima Repubblica: non la rinvicita dei giusti, ma l'assalto alla diligenza da parte dei peggio burocrati, politici, affaristi e feccendieri, incarnati e degnamente rappresentati da un uomo solo.
20 febbraio 2015
Con più democrazia
"Al male reagiremo con più democrazia e più umanità".
Così Jens Stoltenberg, primo ministro norvegese, si rivolse alla stampa che gli chiedeva come avrebbe reagito il suo Paese di fronte alla carneficina che si era consumata sull'isola di Utoya.
L'integralismo e il fanatismo sono fenomeni che stanno nella pancia delle nostre società, che negli ultimi 25 anni sono cambiate in maniera radicale.
Dagli attacchi alle Torri Gemelle a Utoya, da Londra a Madrid, da Parigi a Copenaghen. Momenti che hanno messo e stanno mettendo alla prova i nostri valori, le regole del nostro vivere insieme, le sfide che abbiamo davanti e che riguardano il multiculturalismo, l'integrazione, la tolleranza.
Questa sera, alle 21, vogliamo parlare di tutte queste cose insieme a Ilda Curti, assessore all'integrazione del Comune di Torino e Brahaim Baya, portavoce dell'Associazione Islamica delle Alpi di Torino, moderati dal giornalista Giorgio Brezzo.
Sono contento che i giornali locali ne abbiano parlato.
Tutte le info sulla serata le trovate qui.
Spero di vedervi in tanti.
15 febbraio 2015
Consiglio Comunale, un piccolo riassunto
Il consiglio di mercoledì
sera è stato lungo e molto dibattutto. Convocato alle 19.30,
siamo andati avanti fino alle 23.45 circa. Una bella maratona.
Abbiamo iniziato con le
comunicazioni. Pierina Alleri ci ha raccontato la sua trasferta a
Roma, insieme ad altri sindaci ed amministratori della valle, per un
incontro sull'Alta Velocità con il Ministro Lupi. Chiara Bonavero ha
illustrato l'azione dell'amministrazione per mantenere vivo
"Sportello Amico", un servizio di accompagnamento verso gli
ospedali della provincia rivolto alle persone sole, anziane e malate.
Dopo il pensionamento del dipendente comunale che si occupava di
questo servizio e la fine del servizio civile della ragazza che si è
occupata dello Sportello fino alla settimana scorsa, rischiavamo di dover chiudere questa esperienza. Pericolo scampato. In questi mesi abbiamo lanciato una piccola
campagna per cercare volontari che si potessero far carico di questo
servizio e oggi possiamo contare su una decina circa di condovesi che
si sono dati disponibili. Il servizio quindi va avanti. Giorgia Allais ha
illustrato le iniziative collegate a "M'Illumino di meno",
la giornata per il risparmio energetico che si è svolta venerdì e
che è stata un grande successo. Io ho raccontato al consiglio la
vicenda dell'IMU sui terreni agricoli, che si è esaurita il 28
gennaio scorso con il decreto del Governo che ci ha restituito i
59.561 euro che ci aveva sottratto a fine novembre. Il Sindaco infine
ha presentato l'incontro sulla sicurezza pubblica che si terrà
domani sera in biblioteca e che sarà animato dal capitano dei
Carabinieri Pieroni, dal Maresciallo Gillo e dal responsabile della
nostra Polizia Municipale Patrizio Piras e ha letto un breve testo
per celebrare la Giornata del Ricordo, una giornata istituita nel
2004 per commemorare le vittime del massacro delle foibe, accaduto
tra il 1943 e il 1945 e che è costata la vita a oltre 10.000
italiani.
Abbiamo quindi presentato
un odg sulla situazione della Vertek, aggiornato dopo l'incontro
avvenuto in Regione martedì mattina tra l'Assessore Pentenero, il
commissario straordinario Nardi, i responsabili sindacali, i
lavoratori e i Sindaci. Un incontro giudicato positivo in quanto
Nardi si è impegnato a mantenere attiva la fabbrica per tutto il
2015, cercando commesse e mantenedo in vita i 93 posti di lavoro
presenti. Come maggioranza abbiamo presentato anche un odg intitolato
"Salviamo il territorio", indirizzato al Governo e a tutti
i consigli comunali d'Italia dove si chiede di rivedere l'agenda
delle priorità in fase di bilancio: meno soldi alle grandi opere e
più alla salvaguardia del territorio e alle piccole opere che
servono ai comuni.
Entrambi gli odg sono stati approvati
all'unanimità.
Abbiamo poi discusso due
odg presentati dal gruppo "Alternativa per Condove".
Il
primo voleva impegnare il Consiglio Comunale su una richiesta ad
Alfano per un inasprimento delle pene detentive per chi commette
furti in proprietà private. Lo abbiamo respinto in quanto non
condividevamo nè le premesse (l'aumento vertiginoso della
microcriminalità sul nostro territorio) nè l'obiettivo. Per noi il
punto di riferimento resta la Costituzione, che all'articolo 27
indica la carcerazione come un momento non solo punitivo ma anche
rieducativo. Crediamo quindi che per i piccoli crimini siano
preferibili le misure alternative alla detenzione, cosa che ci chiede
l'Europa e che il Governo sta perseguendo, anche per far fronte
ad una situazione carceraria deficitaria e già messa sotto accusa
dalla Corte dei Diritti Umani di Strasburgo. Il secondo odg
riguardava l'aumento del traffico di autoarticolati sulle nostre
statali. Abbiamo proposto un emendamento, accettato dal consigliere
Bruno, che impegna tutto il Consiglio Comunale a monitorare la
situazione chiedendo dati certi a Sitaf, Ativa e alla Città
Metropolitana.
Abbiamo poi approvato il
nuovo regolamento ISEE, recependo alcune proposte del CONISA. Un lavoro che abbiamo portato avanti
principalmente io, Chiara Bonavero e Pierina Alleri e che ha una
visione politica visibile in tre punti. 1) l'individuazione dei
servizi essenziali per la persona, cioè i servizi scolastici (mensa
e trasporto scolastico) e i servizi sanitari 2) l'aumento della fasce
di esezione, da 5 a 8, per garantire più equità e più gradualità
nei pagamenti 3) l'introduzione di una fascia di esenzione che per i
servizi scolastici comprende le famiglie che hanno un reddito
compreso tra 0 e 3000 euro e l'aumento della fasci di esenzione da
4000 a 5000 euro per i ticket sanitari. Il senso di solidarietà, di
equità e la tutela delle fasce deboli e dei servizi indispensabili è
una nostra priorità e lo stiamo dimostrando.
Ci tengo a ringraziare
le minoranze, che hanno condiviso questo approccio e hanno votato a
favore.
I restanti punti erano
per lo più tecnici. Abbiamo approvato la convenzione per la Centrale
Unica di Committenza, quella per lo sportello unico delle attività
produttive e la VAS (Valutazione Ambientale Sistemica). Abbiamo poi
ratificato la nomina del dottor Dasso come nuovo revisore dei conti,
confermando l'impegno di spesa per il 2015 di 3555 euro e abbiamo
nominato i consiglieri Paolo Gombia e Gianni Rapelli membri della
commissione per la formazione degli elenchi dei giudici popolari.
12 febbraio 2015
"Ce lo chiede l'Europa" è andata alla grande
Ringrazio La Valsusa per lo spazio che ha voluto dedicare all'incontro di sabato scorso con Daniele Viotti. Credo da sempre che l'Europa sia lo spazio naturale del nostro agire come cittadini e amministratori.
Ringraziando Daniele per la disponibilità, rinnovo l'impegno ad organizzare altri momenti di questo tipo, utili a dare una visione d'insieme e un quadro generale che spesso sfugge, sommersi come siamo dalla quotidianità.
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