Arrivai allo stadio prestissimo, credo poco prima delle 19.
C'era ancora il sole alto, l'odore dell'erba tagliata e bagnata da poco.
Si stava benissimo, come si sta in quelle sere di primavera appena inoltrata che sanno già un po' d'estate.
Quelle sere che, nel calcio, significano partite che contano. Partite che giocano quelli che sono arrivati in fondo e che hanno una storia tutta loro.
Io non vedevo l'ora che si iniziasse a giocare, ma ricordo benissimo che mi son goduto l'attesa del calcio d'inizio secondo per secondo. Seduto sul mio seggiolino, guardandomi intorno, chiaccherando con gli amici che erano con me.
Vedemmo il Delle Alpi riempirsi pian piano, così come pian piano saliva la nostra tensione.
Arrivarono i tifosi del Real, tantissimi e tutti caldi come il fuoco.
Verso le 20 entrò in campo la Juve, per il riscaldamento. Alla spicciolata, con concentrazione ma anche leggerezza. Ad accogliere i nostri, un boato pazzesco e un urlo solo: "Juve, Juve, Juve!".
Poco dopo, mentre tutto lo stadio stava ancora cantando, entrò il Real. Tutti insieme, tutti bianchi, carichissimi. Giuro, per un paio di secondi scese il gelo. Un gelo rotto subito dai nostri fischi e dalle urla dei tifosi madridisti. Erano tutti lì. Erano i galactios. Facevano paura. Hierro, Raul, Figo, Ronaldo, Morientes, Roberto Carlos, Guti, Cambiasso.
E poi Zinedine Zidane. Il nostro, Zinedine Zidane.
Pochi minuti dopo la partita iniziò, e sapete tutti come andò a finire.
I gol sotto la Nord di quei DelPieroTrezeguet che sembra quasi il nome di un giocatore solo per quante volte son finiti insieme sul tabellino. Un rigore pazzesco parato da Buffon, ancora sotto di noi. E poi l'apoteosi Nedved. Una stagione stellare che in 10' toccò il suo punto più alto e poi quello più basso. Un gol pazzesco da fuori area e quel giallo che gli precluse la finale e che, di fatto, sancì la nostra sconfitta in quella Champions dominata. Era la nostra certezza. Quell'anno con lui si vinceva, senza di lui non c'era nulla da fare. E infatti a Manchester, non ci fu nulla da fare.
Quel Juve-Real 3-1 (che si deve leggere tutto di un fiato) è stata l'ultima semifiinale di Champions della Juve e probabilmente una delle partite più belle della sua lunga storia.
Non credo che questa semifinale finirà così. Anzi, credo che dobbiamo viverla per quello che è. Una partita importante contro una squadra fortissima.
Bisogna crederci ma non illudersi.
La bellezza starà però in quel clima di attesa, di tensione, di voglia di giocare. Starà nel sole che va via mentre lo stadio si riempie e nell'odore dell'erba appena tagliata. Starà nella gioia di vivere di nuovo da protagonisti un momento di grande sport.