Ho seguito con parecchio distacco il debry Leopolda-Piazza San Giovanni.
Ho trovato entrambi i momenti molto strumentali, molto costruiti, tutto sommato abbastanza fini a se stessi.
Perchè su riforma del mercato del lavoro, sul mondo del lavoro e sul ruolo del sindacato hanno ragione Renzi, Di Vico oggi su Il Corriere e il solito pungente Enrico Sola.
Perchè le vere sciagure di questo mercato del lavoro sono sia dei contratti al limite dello sfruttamento, sia la struttura stessa del mercato del lavoro. Rigida, immobile, incapace di essere inclusiva quando serve e allo stesso tempo di ricollocare e di garantire protezioni quando le esigenze cambiano.
Perchè la corsa al posto fisso e alle sue tutele ha garantito la generazione precedente, ma sta massacrando la mia e, in tempi di crisi devastante come quelli di questi anni, ha innescato una guerra tra poveri che ha aumentato le inefficienze, ha bloccato possibili reazioni (industriali, economiche, finanziarie) a questo stato di cose ma soprattutto ha creato nell'immaginario collettivo una frattura devastante.
Chi ha un lavoro che gli garantisce dei diritti (DI-RIT-TI) è un privilegiato. E i diritti sono diventati un privilegio.E questo perchè, banalmente, chi usufruisce di questi diritti è ormai la minoranza di chi lavora.
Quando la CGIL dice di dover allargare i diritti, un paio di domande su questa status quo se le dovrebbe fare. Perchè se non ha convinto ad iscriversi al sindacato manco uno come me, abbastanza politicizzato e sensibile a quello che mi capita intorno, forse un problema di rappresentanzione della realtà ce l'ha.
A questo gigantesco caos bisogna metter mano, cosa che il governo sta provando a fare.
E qui, per me, casca Renzi.
Perchè ridurre il dibattito su questo tema come un perenne scontro tra vecchi e nuovi, tra gufi e rivoluzionari, tra chi blocca il paese e chi lo vuole cambiare, semplicemente non serve a nulla e inizia a dare anche un po' fastidio.
Soprattutto quando, a voler fare i precisini, nella legge delega su cui il governo ha chiesto la fiducia (la fiducia su una legge delega...) non c'è scritto praticamente nulla (NULLA!) del percorso politico di questo riforma del mercato del lavoro.
E non basta salire su un palco e urlare "basta ai co.co.pro e sì al contratto unico!" se poi non mi spieghi (e ormai è un mesetto buono...) come intendi procedere e dove mi trovi le coperture per questa riforma.
Perchè allora mi viene il sospetto che ci troviamo di fronte ad un bluff.
L'ennesimo bluff. Che secondo me è mirato ad andare al voto anticipato.
Una strategia che di rottamatrice non ha proprio nulla, anzi.
Un sacco di miei amici hanno partecipato o alla Leopolda, o alla manifestazione in piazza San Giovanni.
A loro mi sento di chiedere questo. Proviamo a mettere un attimo da parte l'orgoglio identitario e proviamo a perseguire un obiettivo comune. Incalzate (-amo) il governo affinchè non getti nel calderone degli slogan e degli hashtag questa opportunità storica di ammodernare il nostro mercato del lavoro.
Adesso che possiamo essere noi a decidere, facciamolo.
27 ottobre 2014
21 ottobre 2014
Qui cambia tutto
Nella direzione nazionale di lunedì, Matteo Renzi ha parlato per la
prima volta di una prospettiva politica che già da qualche giorno aveva
trovato spazio nei media. Semplificando, un ipotetico Partito della
Nazione (che è una definizione che trovo orribile).
Un soggetto largo ma definito ("da Romano a Migliore" ha detto Renzi), un partito per uscire definitivamente da questa lunga agonia della seconda Repubblica e aprire una fase nuova, i cui contorni e le cui prospettive sono ancora incerte, più per il contesto economico e internazionale che non per volontà del premier.
Ieri sera poi ho sentito Migliore dire che lui e i deputati che insieme a lui qualche mese fa hanno lasciato Sel, oggi si iscriveranno al gruppo del Pd, per "partecipare fino in fondo al cambiamento messo in moto dal Pd di Matteo Renzi, “forza nella quale si possono esprimere i valori e anche i contenuti di una sinistra autenticamente di governo, che è quello che vogliamo fare noi”.
Ora, io non so come andrà a finire questa storia. So però come è iniziata. Banalmente, perchè l'ho vissuta praticamente dall'inizio.
Sentendo le parole di Migliore e leggendo le aperture di Romano, mi è tornata in mente un'iniziativa del 2009 che in pochi seguirono ma che, oggi, si rivela per quello che fu. Il primo vagito del nuvo Pd. Del vero, Pd. Si trovarono a Piombino, Romano, Serracchiani, Scalfarotto, Concia, Sofri, Civati e altri ancora. Si discusse tantissimo, di politica, di politiche, di strategie. Si parlò anche di un tema troppo spesso evaso nella storia recente della sinistra: la leadership. Romano stesso scrisse un pezzo stupendo (me lo ricordo ancora oggi) intitolato "Ho visto il futuro leader del Pd" dove raccontò quei tre giorni e le speranze che aveva intravisto. Il futuro/attuale leader del Pd c'era a Piombino. Arrivò dopo e andò via prima, ma faceva parte anche lui di quella nascente classe politica che sognava un Pd aperto, largo, liberal all'americana, attento ai diritti civili e determinato a metter mano ad un mondo del lavoro imballato.
Quel gruppo in questi cinque anni ha fatto molte cose.
E nel mio piccolo mi onoro di aver dato il mio contributo e il mio sostegno.
Ha lavorato sui territori, ha creato reti, ha mobilitato giovani su campagne specifiche: dalla banda larga alla cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri. Dalle primarie per i parlamentari all'istituzione dei matrimoni anche per gli omosessuali. Dal testamento biologico al contratto unico.
Avevamo un limite. Enorme. Non avevamo un leader.
Avevamo una nave, una rotta, un buon equipaggio ma non un comandante. Avevamo anche un buon vento, magari senza saperlo, ma non avevamo chi sapeva coglierlo.
Ci provammo con Ivan (Scalfarotto) alle europee del 2009 e con Marino al congresso dello stesso anno. Male in entrambi i casi.
Poi capitò la Leopolda. La prima. E l'ancora del cambiamento fu levata definitivamente. E la nave del Pd, lentamente, iniziò a prendere il largo.
Quello che è successo dopo è sotto gli occhi di tutti. Così come quello che sta succedendo adesso. Renzi ha monopolizzato la scena politica, diventando punto di riferimento a 360°, per chi lo sostiene ma anche per chi lo osteggia.
Quello che però sta accadendo, al di là dei nomi dei protagonsti e delle sigle dei gruppi che rappresentano, segna un ulteriore passo in avanti.
Se si ha l'onestà intellettuale di scindere i fatti dai processi politici, a me sembra chiaro che quello che si sta mettendo in moto è proprio quel processo immaginato a Piombino, che aggrega le persone di una nuova generazione politica mandando in soffitta 20 anni di Berlusconi contro il resto del mondo, realizza (finalmente) il partito dell'Ulivo e non più un'accozzaglia di micro partiti e di micro leader pronti a farsi le scarpe, avvicina il Pd al Labour party inglese o al Partito Democratico americano, tenendo insieme anime diverse con una sensibilità comune. Quella dell'innovazione, dell'allargamento dei diritti, dell'ammodernamento della società.
Ora, è innegabile che non ci sia ancora nulla di certo e di definito, ma solo ammiccamenti e posizionamenti. E' altrettanto innegabile che stiamo arrivando a questa situazione per "annessione" e non per "convinzione", com'era auspicabile. E questo non credo sia un fattore positivo. Temo ci sia molta tattica in tutta questa operazione, ulteriore indizio che mi porta a credere che le elezioni politiche si stiano avvicinando a passi da gigante.
Credo inoltre che questo nuovo "ipotetico" Pd dovrà fare i conti con quello che il governo riuscirà a produrre in questi mesi (i fatti di cui sopra...), e ad oggi mi sembra che non siamo proprio messi benissimo. Tanti slogan, tanta chiacchiera, misure che non han sortito l'effetto desiderato, troppe incertezze sul tema dei diritti, un riforma del mercato del lavoro che è ancora una pagina bianca su cui il governo ha chiesto la fiducia.
Questi fatti pesano, e peseranno. Ma sul lungo periodo il processo politico che si sta concretizzando è destinato a cambiare, e di parecchio, lo scenario politico e credo anche il nostro Paese. Ed è quasi paradossale che Renzi, che probabilmente è quello che in questa cosa ci ha creduto di meno, ora sia il protagonista assoluto, mentre uno come il mio amico Civati, che ha dato tutto per questa prospettiva, si trova ora in difficoltà. Intendiamoci, fa bene Pippo a mettere i puntini sulle "i" sulle misure che spesso frettolosamente il governo manda in aula, ma è innegabile che il clima da "gufi", "professoroni", "ce ne faremo una ragione" di sicuro non aiuta.
Vedremo cosa capiterà in queste settimane, possibilmente partecipando attivamente a tutti questi cambiamenti.
Perchè starne fuori sarebbe una stupidaggine imperdonabile.
Un soggetto largo ma definito ("da Romano a Migliore" ha detto Renzi), un partito per uscire definitivamente da questa lunga agonia della seconda Repubblica e aprire una fase nuova, i cui contorni e le cui prospettive sono ancora incerte, più per il contesto economico e internazionale che non per volontà del premier.
Ieri sera poi ho sentito Migliore dire che lui e i deputati che insieme a lui qualche mese fa hanno lasciato Sel, oggi si iscriveranno al gruppo del Pd, per "partecipare fino in fondo al cambiamento messo in moto dal Pd di Matteo Renzi, “forza nella quale si possono esprimere i valori e anche i contenuti di una sinistra autenticamente di governo, che è quello che vogliamo fare noi”.
Ora, io non so come andrà a finire questa storia. So però come è iniziata. Banalmente, perchè l'ho vissuta praticamente dall'inizio.
Sentendo le parole di Migliore e leggendo le aperture di Romano, mi è tornata in mente un'iniziativa del 2009 che in pochi seguirono ma che, oggi, si rivela per quello che fu. Il primo vagito del nuvo Pd. Del vero, Pd. Si trovarono a Piombino, Romano, Serracchiani, Scalfarotto, Concia, Sofri, Civati e altri ancora. Si discusse tantissimo, di politica, di politiche, di strategie. Si parlò anche di un tema troppo spesso evaso nella storia recente della sinistra: la leadership. Romano stesso scrisse un pezzo stupendo (me lo ricordo ancora oggi) intitolato "Ho visto il futuro leader del Pd" dove raccontò quei tre giorni e le speranze che aveva intravisto. Il futuro/attuale leader del Pd c'era a Piombino. Arrivò dopo e andò via prima, ma faceva parte anche lui di quella nascente classe politica che sognava un Pd aperto, largo, liberal all'americana, attento ai diritti civili e determinato a metter mano ad un mondo del lavoro imballato.
Quel gruppo in questi cinque anni ha fatto molte cose.
E nel mio piccolo mi onoro di aver dato il mio contributo e il mio sostegno.
Ha lavorato sui territori, ha creato reti, ha mobilitato giovani su campagne specifiche: dalla banda larga alla cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri. Dalle primarie per i parlamentari all'istituzione dei matrimoni anche per gli omosessuali. Dal testamento biologico al contratto unico.
Avevamo un limite. Enorme. Non avevamo un leader.
Avevamo una nave, una rotta, un buon equipaggio ma non un comandante. Avevamo anche un buon vento, magari senza saperlo, ma non avevamo chi sapeva coglierlo.
Ci provammo con Ivan (Scalfarotto) alle europee del 2009 e con Marino al congresso dello stesso anno. Male in entrambi i casi.
Poi capitò la Leopolda. La prima. E l'ancora del cambiamento fu levata definitivamente. E la nave del Pd, lentamente, iniziò a prendere il largo.
Quello che è successo dopo è sotto gli occhi di tutti. Così come quello che sta succedendo adesso. Renzi ha monopolizzato la scena politica, diventando punto di riferimento a 360°, per chi lo sostiene ma anche per chi lo osteggia.
Quello che però sta accadendo, al di là dei nomi dei protagonsti e delle sigle dei gruppi che rappresentano, segna un ulteriore passo in avanti.
Se si ha l'onestà intellettuale di scindere i fatti dai processi politici, a me sembra chiaro che quello che si sta mettendo in moto è proprio quel processo immaginato a Piombino, che aggrega le persone di una nuova generazione politica mandando in soffitta 20 anni di Berlusconi contro il resto del mondo, realizza (finalmente) il partito dell'Ulivo e non più un'accozzaglia di micro partiti e di micro leader pronti a farsi le scarpe, avvicina il Pd al Labour party inglese o al Partito Democratico americano, tenendo insieme anime diverse con una sensibilità comune. Quella dell'innovazione, dell'allargamento dei diritti, dell'ammodernamento della società.
Ora, è innegabile che non ci sia ancora nulla di certo e di definito, ma solo ammiccamenti e posizionamenti. E' altrettanto innegabile che stiamo arrivando a questa situazione per "annessione" e non per "convinzione", com'era auspicabile. E questo non credo sia un fattore positivo. Temo ci sia molta tattica in tutta questa operazione, ulteriore indizio che mi porta a credere che le elezioni politiche si stiano avvicinando a passi da gigante.
Credo inoltre che questo nuovo "ipotetico" Pd dovrà fare i conti con quello che il governo riuscirà a produrre in questi mesi (i fatti di cui sopra...), e ad oggi mi sembra che non siamo proprio messi benissimo. Tanti slogan, tanta chiacchiera, misure che non han sortito l'effetto desiderato, troppe incertezze sul tema dei diritti, un riforma del mercato del lavoro che è ancora una pagina bianca su cui il governo ha chiesto la fiducia.
Questi fatti pesano, e peseranno. Ma sul lungo periodo il processo politico che si sta concretizzando è destinato a cambiare, e di parecchio, lo scenario politico e credo anche il nostro Paese. Ed è quasi paradossale che Renzi, che probabilmente è quello che in questa cosa ci ha creduto di meno, ora sia il protagonista assoluto, mentre uno come il mio amico Civati, che ha dato tutto per questa prospettiva, si trova ora in difficoltà. Intendiamoci, fa bene Pippo a mettere i puntini sulle "i" sulle misure che spesso frettolosamente il governo manda in aula, ma è innegabile che il clima da "gufi", "professoroni", "ce ne faremo una ragione" di sicuro non aiuta.
Vedremo cosa capiterà in queste settimane, possibilmente partecipando attivamente a tutti questi cambiamenti.
Perchè starne fuori sarebbe una stupidaggine imperdonabile.
16 ottobre 2014
Rassegna stampa condovese
Su LaValsusa di oggi: fiera della Toma, il consiglio comunale di lunedì scorso e una bella serata organizzata dall'Anpi di Condove-Caprie. Una rassegna stampa condovese molto ricca.
14 ottobre 2014
Rassegna stampa post Fiera della Toma
Luna Nuova dedica uno spazio alla XXV edizione della Fiera della Toma.
Nonostante il tempo un po' ballerino, tantissime persone hanno deciso di passare un po' di tempo tra le vie di Condove, spiluccando formaggi e salumi, o magari assaggiando un bicchiere di vino o una birra artigianale.
A tutte loro va un sincero grazie, perchè ogni anno dimostrano nteresse per quello che, di fatto, è l'evento più importante della nostra comunità.
Un grazie ancora più grande però va alle tantissime persone che hanno reso possibile tutto questo, sacrificando ore di sonno e tempo libero per far sì che tutto funzionasse per il meglio. Una vera e propria joint venture tra tutte le associazioni condovesi che hanno fatto un lavoro incredibile, dal venerdì pomeriggio fino alla domenica notte.
Ora faremo il punto della situazione, per evidenziare le cose che hanno funzionato bene e capire se c'è da migliorare qualcosa.
Un po' di riposo ma poi ci si rimette al lavoro.
L'edizione del 2015 è dietro l'angolo :)
7 ottobre 2014
Ieri sera, consiglio comunale
E’
stato un bel consiglio comunale, quello di ieri sera. Nonostante all’ordine del
giorno ci fossero, tra gli altri, due argomenti abbastanza corposi come il
bilancio e l’Alta Velocità, la discussione è stata corretta, approfondita e
molto puntuale.
A
inizio consiglio l’assessore Tabone ha relazionato circa il programma della
Fiera della Toma, illustrando le iniziative che in questi giorni stanno
animando Condove e il programma del week end, quando la Fiera vera e propria entrerà
nel vivo con l’arrivo dei produttori locali e degli altri espositori. Un grosso
plauso va alla Pro Loco, che dopo due anni si è di nuovo presa carico l’organizzazione
della Fiera e con cui stiamo collaborando splendidamente. Come amministrazione,
abbiamo voluto dare un segnale di sostegno alla Pro Loco ristabilendo quanto
scritto nel regolamento comunale, esentando l’associazione dal pagamento del
suolo pubblico (circa 3000 euro), liberando così delle risorse che sono state
impegnate per l’organizzazione della manifestazione. Insieme alla Pro Loco poi
abbiamo voluto dare un piccolo segnale anche a favore di chi è in difficoltà economiche.
Quest’anno infatti i posteggi saranno gestiti da una ventina di condovesi,
iscritte alle liste del collocamento di Susa, che riceveranno una paga
giornaliera derivante dal ricavato dei posteggi.
Siamo
poi passati alle variazioni al bilancio propedeutiche all’accertamento degli
equilibri. In queste settimane abbiamo lavorato molto con gli uffici per limare
un bilancio minato dai tagli della tesoreria centrale. Tra la rivalutazione del
fondo di solidarietà e i tagli derivanti dall’incasso dell’IMU 2013, abbiamo
dovuto far fronte a mancate entrate per 75.000 euro. Fortunatamente il nostro è
un bilancio sano, con dei margini di manovra nei vari capitoli di spesa che
hanno consentito di far fronte a questi tagli senza minare le iniziative che
abbiamo in calendario da qui a fine anno. È però chiaro che se il trend è
questo qui, mettere in piedi il bilancio 2015 non sarà proprio uno scherzo.
Terminati
i punti sul bilancio, siamo passati alla discussione sulla revoca del mandato
del nostro Comune al dottor Baccelli come membro tecnico nell’Osservatorio per
la Torino-Lione. Una decisione che il Sindaco ha argomentato benissimo, tracciando
la storia che portò alla nascita dell’Osservatorio, le speranze che i lavori
dello stesso avevano suscitato e il conseguente cambio di rotta voluto da
Virano che ha portato alla nostra decisione di ieri sera. Oltre alla scelta
politica, c’è anche un problema di tipo tecnico-professionale. A fronte di un
pagamento annuo di 12.000 euro (che ci viene rimborsato dalla Regione), il professor
Baccelli non ci ha ancora inviato una relazione soddisfacente circa il suo
operato nell’Osservatorio. Non si sa bene cosa abbia fatto e quali istanze
abbia portato. Aver una presenza di questo tipo è sostanzialmente inutile. In delibera abbiamo inserito anche due passaggi che mi preme sottolineare: la volontà di continuare a sostenere le forme di protesta all'opera purchè siano non violente e la richiesta di istituire un nuovo tavolo tecnico dove potersi confrontare realmente nel merito dei nuovi progetti. Il dialogo istituzionale non si deve interrompere. Il
consigliere di minoranza Jannon mi ha poi incalzato sul solito tema “Tav-Pd”. Ho
ribadito quanto detto più volte: non è una novità la mia militanza così come
non è una novità la mia contrarietà alla costruzione di una nuova linea ad Alta
Velocità. È questione di come si portano avanti certe battaglie, con che stile
e con che prospettiva. Considerando che 119 condovesi mi hanno dato la loro
fiducia, e che oltre 600 valsusini mi hanno mandato all’Assemblea Nazionale del
Pd, sono portato a pensare che quello che ho scritto, detto e fatto in questi
anni sia stato tutto sommato apprezzato e condiviso, anche su questo tema così delicato.
Abbiamo
poi nominato il nostro Sindaco come rappresentante di maggioranza presso il
consiglio della nascitura Unione Montana dei Comuni, abbiamo aderito alla Carta
di Pisa, una carta etica che impegna tutti gli amministratori a farsi carico con
atti pratici di una maggiore trasparenza e abbiamo inoltrato a Roma la
richiesta di conferimento a Condove della medaglia al valor civile per i fatti
legati alla II guerra mondiale. L’assessore Bonavero ha illustrato il merito
della proposta, spiegando che la documentazione raccolta fa parte di un lavoro
promosso dal nostro concittadino Giuliano Dolfini e ponendo l’accento su alcuni
fatti che hanno contraddistinto il nostro paese negli anni della resistenza.
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2 ottobre 2014
Rassegna stampa condovese
Oggi LaValsusa ci dedica un paio di spazi.
Il primo riguarda la bella domenica che io e Ginaluca abbiamo trascorso a Sain Michel, in compagnia dell'Unione Musicale Condovese e degli amici francesi.
Il secondo invece illustra un'iniziativa messa in piedi dagli A.I.B., con il nostro patrocinio, in vista della Fiera della Toma, che si chiama "Casaro per caso o per passione". Presso il centro don Viglongo, per tre mercoledì, dei giovani condovesi produttori di formaggio organizzano delle lezioni teoriche e pratiche sulla caseificazione.
Il primo riguarda la bella domenica che io e Ginaluca abbiamo trascorso a Sain Michel, in compagnia dell'Unione Musicale Condovese e degli amici francesi.
Il secondo invece illustra un'iniziativa messa in piedi dagli A.I.B., con il nostro patrocinio, in vista della Fiera della Toma, che si chiama "Casaro per caso o per passione". Presso il centro don Viglongo, per tre mercoledì, dei giovani condovesi produttori di formaggio organizzano delle lezioni teoriche e pratiche sulla caseificazione.
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