È passato talmente poco tempo dalla fine dei ballottaggi,
che probabilmente i seggi devono ancora essere smontati. In compenso ne
ho già lette e sentite di ogni. Come sempre, pare cha abbiano vinto
tutti. PiGi & co non hanno dubbi: da 45 a 92 comuni. E bon! Grillo
invece ha dichiarato: “Abbiamo preso Stalingrado, ora c’è Berlino
(…eh?)”. Pure Maroni non era poi così abbacchiato: “Registriamo la
sconfitta ma la notizia di tre giorni fa, con gli avvisi di garanzia a
Bossi e ai figli, non ci ha certo aiutato” (cavolo, non ci avevo
pensato. Sai che forse ha ragione? Si vede che è “quello bravo”).
Come
sempre le letture son molteplici. Perché se è vero che al nord,
specialmente in Lombardia, il centrosinistra ha conquistato diversi
comuni che una volta erano amministrati dal centrodestra (vedi
Alessandria, Asti, Como, Cantù, Monza, solo per fare qualche nome), è
vero anche che la sfida-simbolo di questo secondo turno, cioè Parma,
dove in questi anni ha amministrato il centrodestra ed è successo di
tutto, il centrosinistra l’ha persa di brutto.
Di questo risultato c’è già una bella analisi dell’Istituto Cattaneo di Bologna che vi consiglio come lettura serale http://www.cattaneo.org/pubblicazioni/analisi/pdf/Analisi%20Istituto%20Cattaneo%20-%20Voto%20comunale%202012%20-%20Flussi%20elettorali%20a%20Parma%20tra%20I%20e%20II%20turno%20(21%20maggio%202012).pdf ma ci torno dopo.
Insomma,
quella che una volta era tutta Padania (la Lega torna a casa con un 7-0
sul groppone che ricorda un Barcellona-Stoccarda di qualche settimana
fa), oggi sembra essere tornato territorio italiano. Però c’è un però.
Anzi, ce ne sono diversi. Il centrosinistra vince nei centri
medio-grandi con candidati “autoctoni”. Gente che corre su e giù per i
quartieri delle città da anni e che è conosciuta e, evidentemente,
apprezzata. Appena però la partita oltrepassa il limes cittadino,
coinvolgendo dinamiche nazionali, son dolori, specie per il Pd.
E
qui rientra in ballo il caso Parma, dove al secondo turno il candidato
del centrosinistra perde 600 voti rispetto al primo, e il Pd raccimola
17.472 voti contro i 47.153 presi nel 2008 alla Camera. Dall’analisi
fatta da una locale testata online emerge che il centrosinistra ha perso
consensi nei quartieri dove era molto forte: Montanara 46,26%, al
Molinetto il 42,21%, il 45,02% al Pablo e il 42,65% in Oltretorrente. Un
cambio favorito in modo determinante dalla questione del
termovalorizzatore (voluto dalla Provincia il cui presidente è proprio
Bernazzoli…per dire) tanto che nel quartiere dove è stato installato,
Cortile San Martino, il candidato anti-inceneritore del M5s ha raccolto
oltre il 67% delle preferenze (i dati me li ha dati Marco Cacchioli, che
di Parma se ne intende). Elezioni diverse, regole diverse, contesto
diverso. Tutto vero, ma 30.000 voti in meno in una piccola città
diventata improvvisamente la linea Maginot del centrosinistra, non sono
solo un campanello d’allarme, sono il fischio della sirena del Titanic.
Nella città del parmigiano (tra l’altro, se fossi parmense, la
dichiarazione di Pizzarotti in campagna elettorale che si propone di far
“uscire Parma dalla logica perversa dell’agro-industria” mi
preoccuperebbe non poco) c’era voglia di cambiamento dopo gli scandali, i
picchetti sotto il municipio, le dimissioni delle giunta. A giudicare
dal voto, un cambiamento che il centrosinistra non è stato in grado di
rappresentare.
Una
considerazione amara, perché dimostra che lo zoccolo duro degli elettori
del Pd si sta assottigliando sempre più, e la causa va ricercata in una
classe dirigente ormai poco credibile (o incredibile...se volete), e
basta leggersi Letta o Bindi per capire di cosa parlo.
Al
di là (o al di sopra) di tutte queste considerazioni "politiche", c’è
poi la realtà più preoccupante. Un astensionismo dilagante, in aumento
ovunque, che neanche l’ascesa di Grillo è riuscita a intercettare. E in
questo spazio che il Pd dovrebbe piantar le tende, lavorando per
recuperare almeno un pezzo di quelli che proprio non ne vogliono più
saper niente. Per farlo però bisognerebbe smetterla di liquidare tutto
quello che capita bollandolo come “antipolitica” o “di destra”, cercando
di capire quello che si muove veramente nella pancia sempre più vuota
della nostra povera patria.
Anche
perché, e poi la smetto, alla fine della fiera, dopo queste elezioni
vien fuori che il centrodestra, ad oggi, non esiste più, la Lega sta
naufragando, il Terzo Polo non è riuscito ad andare oltre alla bouvette
del Transatlantico. Quindi è molto probabile che toccherà proprio al
centrosinistra guidato dal Pd governare l’Italia nei prossimi anni.
Occorrerebbe farlo con un minimo di lungimiranza.
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