28 ottobre 2013

A scanso di equivoci

Sabato ho ripostato su Facebook il video del mio intervento alla Leopolda 2010.
Ho ricevuto un po' di like e son venute fuori tutta una serie di riflessioni su Tav, Pd, congresso, ecc, ecc.
Ci tengo a dire solo una cosa, perchè credo che a qualcuno sia sfuggita.
Non ho postato quel video per parlare (ancora una volta) di Tav. La mia posizione sul tema rimane quella di sempre, così come rimangono immutate le critiche a chi, a Roma come in valle, non ha saputo o non ha voluto gestire questo problema in maniera rigorosa. Forse, e dico forse, avremmo potuto evitare tutti i casini che capitano un giorno sì e l'altro pure.
Ho voluto postare quel video per segnare la differenza tra l'evento di tre anni fa e quello che è terminato ieri. Perchè se la qualità degli interventi e la grande partecipazione è sempre la stessa, è la prospettiva ad essere diversa.
Perchè nel 2010 c'era una nuova generazione democratica, diffusa sul territorio, competente e appassionata, che per la prima volta si guardava negli occhi e iniziava un percorso di rinnovamento che è ancora molto lungo. C'erano due ragazzi a dirigere le danze, che non sono stati su quel palco tre giorni soltanto per ambizione personale, ma lo hanno fatto perchè credevano veramente di poter essere i front man di una nuova generazione che si candidava alla guida di un centrosinistra nuovo, rinnovato e ampio.
Al netto degli interventi (moltissimi dei quali belli, condivisibili, studiati) e della partecipazione, la Leopolda di quest'anno aveva un'altra prospettiva.
Quella di lanciare la corsa di uno. Di uno solo.
Circondato, tra l'altro, da molti di quei personaggi che lui stesso aveva promesso di voler mandare in pensione e che non più tardi di un anno fa lo dipingevano come il Belfagor d'Oltrarno.   
"Innovare la politica con Fini e Casini è come voler circumnavigare Capo Horn con il pedalò", disse Renzi alla vigilia delle primarie dell'anno scorso.
Ecco, cambiare il Pd con Fassino, Franceschini e tutti i vari signorotti delle tessere invece, è come andare a Pechino in ginocchio su una strada sterrata.    
Io credo che la differenza sia tutta qui. E per me non è poco.
Resta il rammarico per quello che poteva essere e non è stato. Per non aver saputo dare seguito a quello che, ad oggi, resta il momento di partecipazione politica (nel centrosinistra) più alto per la mia generazione 
Son stati fatti tanti errori, ma alla fine ognuno fa le sue scelte e se saran giuste o sbagliate, non lo scopriremo l'8 dicembre, ma dal 9 in poi. 

   

2 commenti:

  1. Ciao Jacopo, mi piace la tua metafora.
    Posso citarti sul mio blog?

    Enrico
    http://irrigolare.wordpress.com

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