Questo
week end inizia la Terza Route Nazionale dell’Agesci.
Dall’1
al 10 agosto, 30.000 ragazzi tra i 16 e i 21/22 anni faranno strada prima in
456 campi mobili in tutte la Regioni d’Italia, infine, dal 6 agosto, si
troveranno a San Rossore, in Toscana, per discutere e scrivere la Carta del
Coraggio, mettendo nero su bianco esperienze e azioni elaborate durante tutto
quest’ultimo anno e nei 6 giorni di route mobile.
Coraggio
di essere cittadini, coraggio di “lasciare il mondo un po’ migliore di quanto
lo abbiamo trovato”, coraggio di mettersi in gioco e giocare la propria parte.
Voi
vi chiederete. E perché ci racconti sta storia?
Perché
quand’ero più ragazzo anche io ho partecipato ad eventi simili a questo e sono
cose che ti cambiano dentro.
Perché
anche Elena sarà una di quelle 30.000 persone e devo ammettere che la invidio
parecchio.
Perché
è un evento straordinario e vorrei riflettere su questo.
La
prima Route nazionale si tenne nel 1975, la seconda nel 1986. Periodi storici
diversi ma molto importanti per il nostro Paese. Anni in cui si sentiva forte l’incertezza,
lo smarrimento, ma anche la consapevolezza che una strada la si trova sempre.
Non
credo quindi sia un caso, o un proforma, che l’Agesci abbia deciso di
organizzare un evento del genere.
Credo
che una delle più grandi e importanti organizzazioni giovanili del nostro Paese
(me lo permettete? Probabilmente l’unica che fa formazione giovanile con metodo
e prospettiva) si sia posta la domanda di come fare a dare una mano al nostro
Paese a cambiare sul serio, a svoltare, a costruire strade e pensieri per
domani. Di come mettere in moto un’energia e una voglia di futuro che è il
motore di chiunque si sta preparando ad affrontare la vita, proprio come i
ragazzi che parteciperanno alla Route.
In
un momento così complicato, di cambiamento, era logico porsi queste domande e tentare
di dare delle risposte.
Spero,
anzi credo, che tra quei 30.000 giovani ci sia una fetta significativa della
futura classe dirigente del nostro Paese, e ne sono felice.
La
straordinarietà dell’evento è questa qui. E ditemi se è poco…
Se
volete vedere come potrebbe essere l’Italia tra 20 o 30 anni, andate a San
Rossore a vedere cosa viene fuori dalla Carta del Coraggio. Secondo me non vi
sbaglierete di molto.
Come
scrisse un giorno Andrea Sarubbi: “degli scout mi commuovono la dolcezza
abbinata al rigore, l’idea che il gioco sia una cosa seria, i valori trasmessi
con gioia, il senso di comunità intergenerazionale, il non lasciare indietro
nessuno, la metafora del cammino”.
Di
una cosa sono dispiaciuto, che fino ad oggi i media non si sono granché occupati
di questo evento.
Per
la serie, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce.
Anche
la Zona Valsusa parteciperà a quest’evento. Alcuni clan (tra cui quello di
Condove) saranno ospitati da altri gruppi scout, altri invece ospiteranno e
organizzeranno eventi in valle.
Venerdì
mattina accompagnerò i ragazzi del Condove I alla partenza, per salutare Elena
e tutti salutare loro e augurargli buona strada.
Io
la butto lì. Sarebbe bello che al loro ritorno ci fosse un momento di valle
dove tutti questi scout possano raccontarci cosa hanno fatto e come far sì che
le loro proposte entrino “nell’agenda” di chi amministra il nostro territorio.
Sarebbe
bello che siano loro, che è plausibile siano il futuro della valle, a darci una
mano a realizzare il domani delle nostre comunità.
Per
ora, buona strada ragazzi.
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