Ieri sera mi sono riguardato un paio di puntate di The Newsroom, una serie tv americana dedicata al mondo dei media, di come vengono date (e spesso costruite) le notizie, del rapporto tra politica e informazione e delle scelte che ognuno di noi può fare per darsi i giusti strumenti per comprendere e soprattutto giudicare le cose che capitano.
Ovviamente negli Usa The Newsroom ha avuto un grande successo e ha aperto dei dibattiti su tutti questi argomenti, qui da noi invece non si l'è filata nessuno. La serie inizia con il protagonista, anchorman di successo e repubblicano convinto, che ad un seminario in un'università parla così del suo paese: "Eravamo
il più grande Paese del mondo. Lottavamo per ciò che era giusto (...)
Dichiaravamo guerra all povertà, non ai poveri. Facevamo sacrifici e non
ci battevamo il petto. Abbiamo costruito grandi cose, fatto avanzamenti
tecnologici pazzeschi (...). Siamo arrivati alle stelle, abbiamo agito
come uomini. Aspiravamo all'intelligenza. Non la sminuivano. (...) Il
primo passo nel risolvere ogni problema, è riconoscere che ce n'è uno".
Sempre ieri Massimo Russo, direttore di Wired, ha scritto questo pezzo sui dati del Pil pubblicati due giorni fa che hanno certificato il ritorno dell'Italia in una fase recessiva.
Un pezzo a mio avviso eccessivamente critico nei confronti del governo, ma che per lo meno pone delle domande precise e che dà una lettura di quello che ci sta succedendo intorno, che non riguarda solo chi sta a Roma ma dovrebbe riguardare tutti noi.
Ma qual è il nesso tra una serie tv americana e un editoriale che parla di noi, dell'Italia?
Il nesso sta in queste parole: "Con il nostro comportamento, mostriamo ogni giorno – mentre siamo nel
mezzo di una rivoluzione pari solo a quella del ’700 con la machina a
vapore – di voler stare con quanti si stendevano per strada per non far
passare i telai meccanici. Preferiamo essere spazzati via dalla storia
invece di cogliere le opportunità del cambiamento. (...) stiamo lì a grattarci la testa e a meravigliarci dello 0,2%. Una cosa è certa. Almeno abbiamo provato sulla nostra pelle che 10
anni di decrescita non sono per nulla “felici”. Ma ancora preferiamo
puntare il dito – a buon mercato – contro chi ha portato la Concordia
sulle secche del Giglio. Invece di rimetterci in discussione e provare a raddrizzare un paese spiaggiato nella conservazione".
Molto belle le prime puntate di "Newsroom" poi purtroppo la serie vira eccessivamente sugli intrighi sentimentali, almeno a mio parere. Ma certo rappresenta bene, molto bene, come dovrebbe essere praticato il giornalismo.
RispondiEliminaL'articolo di Wired invece lo condivido al 100%