Al Pdl non interessa un fico secco nè di questo governo, nè del Paese.
Li abbiamo visti all'opera per vent'anni e qualche dubbio ce l'avevamo.
Pensare di fare un governo con sta gente, solo perchè "non c'era alternativa" (tra l'altro, non è vero) è stato folle.
Intendiamoci. Farlo con il M5S non sarebbe stato tanto meglio, anzi. Anche loro avrebbero fatto di tutto per menare il torrone e tenerci sul filo invece che fare le cose che servono. Almeno però ci saremmo risparmiati lo stillicidio quotidiano di provocazioni e stupidaggini che ci propinano Brunetta, Santanchè, Bondi e Cicchitto e forse ci saremmo anche scatolette di maalox via una l'altra.
La verità è che il governo del cambiamento non lo voleva nessuno. Non lo voleva il Pdl, non lo voleva un pezzo del Pd, ma manco Grillo e i suoi descamisados lo volevano.
Quindi ci dobbiamo tenere sta accozzaglia che doveva fare tre-cose-tre-subito e invece rinvia tutto.
Quello che è successo ieri è grave non tanto per la sospensione in sè.
Il Pdl chiedeva la chiusura del Parlamento per tre giorni, formalmente ha ottenuto una sospensione di quattro ore per indire una riunione dei gruppi parlamentari.
Ma dietro al tecnicismo c'è la sostanza, ed è quella che preoccupa.
La sostanza è che sia il Pdl, sia il M5S hanno pochissimo interesse ad andare a votare e tantissimo ad attaccare e indebolire il Pd, che dal canto suo è imbrigliato in un patto con Napolitano sulla tenuta del governo, ma soprattutto non ha una linea politica.
Renato Soru a Reggio Emilia ha detto che "il Pd è il più grande gruppo misto della storia
dell'Italia repubblicana. E un gruppo misto non ha una visione del futuro".
A oggi ha ragione Soru. E' così.
Il problema però non è il governo, le alleanze o Letta. Il problema è proprio il partito.
Perchè in questa situazione basterebbe poco a far saltare il banco. Non sui processi di Berlusconi o sul finanziamento pubblico ai partiti, ma su cose un po' più serie. Per dire, basterebbe proporre una riforma della tassazione sul lavoro, o una patrimoniale, dicendo o così o tutti a casa. Pronti, duri e rigorosi. Tutto questo non capita perchè il partito non è un partito ma un insieme di cordate e di pezzi di apparato.
Dal 2009 in poi il gruppo dirigente non ha investito nulla sul partito, conscio che un Pd forte lo avrebbe indebolito. Erano tutti convinti di vincere le elezioni, ed avevano già iniziato a litigare sui posti nei ministeri. Poi è successo l'imponderabile (o meglio, quello che poteva succedere ma di cui in pochi si occupavano) e ci siamo ritrovati spiazzati e senza prospettiva.
Il dato positivo è che tra qualche mese ci sarà il congresso. Speriamo solo sia serio, aperto e non preconfezionato. Che serva insomma.
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