60 anni fa esatti, il 26 luglio 1953, alle 5 del mattino, Fidel Castro (che all'epoca aveva appena 27 anni), suo fratello Raul e 160 ribelli cubani, diedero l'assalto alla caserma militare Guillermo Moncada di Santiago de Cuba, uno dei distaccamenti militari più importanti dell'isola.
Il piano dei fratelli Castro prevedeva un attacco a sorpresa da portare nella notte tra il 25 e il 26 di luglio, in concomitanza con una festa per le vie di Santiago che, secondo i rivoluzionari, avrebbe potuto distrarre i militari. Poco prima dell'azione i ribelli rubarono alcune divise militari, poi formarono una colonna di auto, simulando una delegazione militare proveniente dalla parte occidentale di Cuba. L'idea di Fidel era quella di cogliere di sorpresa i militari, occupare la caserma e da lì diramare un comunicato radio alla popolazione cubana, spingendola a sollevarsi contro il regime di Batista.
L'assalto però si risolse in un insuccesso totale.
Gli uomini scelti da Castro erano troppo vecchi per essere arruolati ed erano mal equipaggiati (disponevano per lo più di fucili di caccia e di qualche pistola). Inoltre, essendo quasi tutti originari di L'Avana, non conoscevano le vie strette e tortuose del centro di Santiago, e si persero ancor prima di arrivare alla caserma.
Male armati, in pochi e senza possibilità di fuga, per i ribelli l'assalto fu un disastro. Sessantuno ribelli vennero uccisi, i tre quarti dei sopravvissuti vennero catturati e più della metà condannati a morte. Fidel Castro e pochi altri ribelli riuscirono a fuggire sulla Sierra Maestra, ma vennero catturati dopo pochi giorni e processati.
Fu la fortuna di Castro e dei rivoluzionari. Castro infatti era un avvocato e decise di difendersi da solo, trasformando la sua arringa nel programma politico del movimento rivoluzionario. La sua arringa, che Fidel stesso intitolò "la storia mi assolverà", fu trascritta da un giornalista e fece subito il giro del mondo, facendo nascere un forte movimento popolare favorevole agli ideali castristi. Condannato a morte, venne graziato da Batista che gli commutò la pena in 15 anni di reclusione sull'isola de la Juventud. Castro restò prigioniero solo fino al 1955, quando un'amnistia per tutti i prigionieri politici ne consentì la liberazione.
Rifugiatosi in Messico, da lì fondò il movimento rivoluzionario "Movimiento 26 Julio", nome scelto proprio per ricordare il giorno dell'assalto alla Moncada.
Quando i rivoluzionari cacciarono Batista, la caserma Moncada, così come molti altri luoghi legati al regime, fu trasformata in una scuola, utilizzata ancora oggi e su cui, ancora oggi, sono visibili i colpi di fucile sparati in quell'estate di sessant'anni fa.
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