Oggi ho letto la bella intervista ad Anja Paerson, che ha deciso di fare outing e dichiarare al mondo la relazione con la sua fidanzata Filippa: "Sono stanca di essere diversa da quello che veramente sono e di giocare un gioco. È arrivato il momento di dire la verità, lo devo a me stessa e soprattutto a Filippa. È finito il tempo delle voci".
Mentre leggevo le parole della sciatrice svedese mi è tornata in mente la lettera di Morgando riguardante il Gay Pride di domenica scorsa. Al segretario regionale non è andata giù la presenza di alcuni iscritti del Pd che hanno celebrato dei "matrimoni" tra coppie omosessuali. "Una classe politica e dirigente davvero seria -ha detto Morgando- costruisce una posizione su questi temi che sono prima che politici culturali, e la costruisce senza fare strappi, senza ricorrere a gesti un po’ carnevaleschi, che poi non producono risultati concreti a favore delle coppie omosessuali..."
Ecco, vorrei capire a quale classe dirigente si riferisce. Perchè quella di cui fa parte lui discute di diritti civili da almeno 20 anni, senza cavarne un ragno dal buco, sempre attenta a non scontentare la Binetti di turno. Quella che invece "ricorre a gesti un pò carnevaleschi" non ha paura di sembrare politicaly uncorrect, e prova a stare dalla parte di una fetta di popolazione (che si aggira intorno ai cinque milioni di persone...non esattamente quattro gatti) che vive sopportando uno stillicido di discriminazioni quotidiane.
Diciamocelo. Un gesto come quello di Anja in Italia non sarebbe ancora culturalmente accettato.
E questo anche per colpa della nostra classe politica, che sui diritti civili ha deciso di affidarsi al gattopardismo: fare un sacco di parole, dire di voler cambiare tutto per poi non cambiare nulla.
Sarebbe il caso di cambiare registro, perchè ci sono milioni di Anja in Italia che non ne possono più di vivere senza diritti e senza dignità.
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