Com’era prevedibile, dopo il voto amministrativo è iniziata la campagna elettorale.
Una
campagna elettorale al buio, visto che non si sa ancora quando andremo a
votare, quale sarà la legge elettorale (anche se io temo che ci
ribeccheremo il porcellum…), quali saranno i partiti e le coalizioni in
campo e quali saranno i candidati premier.
Insomma, non si sa una mazza.
In
tutto questo bailame è chiaro che prendano forma le peggio fantasie,
come quella che da qualche giorno sta animando le colonne delle testate
del gruppo l’Espresso. Quella cioè di costruire una grande “lista civica
nazionale” composta da scrittori, giornalisti, magistrati e chi più ne
ha, più ne metta, a sostegno del Pd. Dico a sostegno del Pd perché per
ora c’è solo quello. Il centrosinistra, ad oggi, non esiste e mi sembra
che nessuno si stia impegnando sul serio per ovviare a questa
situazione. È un problema, anche bello grosso. Sarebbe utile
occuparsene.
Però! Una
bella listona dove ci mettiamo dentro personalità varie della cosiddetta
“società civile” e mandiamo in parlamento un sacco di gente fighissima.
Che ideona.
1) Innanzitutto,
una piccola considerazione etimologica: se i partiti continuano a
chiamare “civile” tutto quello che gli è esterno, non si lamentino poi
che passino per “incivili” (o per “casta”, che è più popolare…)
2) Lo
dico da iscritto al Pd. Lo dico seriamente e con molta preoccupazione:
se il Pd e il centrosinistra decidono di delegare la rappresentanza di
tutte quelle istanze di rinnovamento che attraversano il paese ad una
“lista civica” (o meglio, civetta) invece di farsene carico in prima
persona, magari solo per tutelare i posti dei soliti noti a Montecitorio
o a Palazzo Madama, chiudiamo baracca e burattini subito. C’è bisogno
di aria nuova. Se il gruppo dirigente non può garantire questo cambio di
passo, si faccia da parte. Gente in gamba pronta a prenderne il posto
ce n’è.
3) Se
si pensa di contrastare l’exploit di Grillo col marketing invece che
con la politica, sappiano questi signori che la loro operazione non solo
fallirà, ma gli ritornerà indietro come un boomerang.
4) Trovo
indecente che un gruppo editoriale si metta a far politica in maniera
così sfacciata. Ho sempre sostenuto che il gruppo l’Espresso non era più
solo l’editore “di riferimento” del Pd, ma un soggetto che “detta la
linea” al Pd. O almeno prova a farlo. Il rimbalzo quotidiano di
dichiarazioni e di interviste su questo tema ne è la prova provata. I
giornali dovrebbero dare le notizie, non costruirle.http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1FOLT6. Mettere
insieme un giornalista, un magistrato, un presentatore, un idraulico e,
se avanza posto, un lampadario, sembra più un album Panini che non una
lista elettorale. Ed è patetico.
Il nostro
è proprio un paese strano. Dopo 20 di governo
puttaniere/post-fascisti/razzisti ora sembra sia la volta di un comico
del Tigullio. In mezzo a tutto questo, editori, direttori di giornali e
compagnia cantante che si ergono a “king maker”, mettendosi a fare le
liste e polemizzando con chi non è d’accordo con loro.
Tornando all’inizio, tutto questo capita perché nessuno sa più che pesci pigliare, e il 2013 si avvicina sempre più.
Io propongo di ripartire dalle basi, seguendo l’esempio dell’odg presentato l’altro giorno in assemblea nazionale http://www.ciwati.it/2012/05/29/dedicato-agli-elettori-del-pd/.
Non
un accordo a tavolino ma una prospettiva politica. Che mi sembra un po’
più credibile, ma soprattutto all’altezza delle speranze che,
nonostante tutto, molte persone hanno ancora verso il futuro.
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