
Pare giochi l'Italia. Contro la Spagna. Quella con la maglia rossa che ha vinto di tutto.
Sarà una bella partita di calcio. O forse no. Le finali raramente lo sono.
Comunque, sarà solo una partita di calcio, nonostante i soliti motivi "altri" che i media hanno gettato sulle spalle degli azzurri. Italia che vince nelle difficoltà. Italia che batte la Germania che non vuole gli Eurobond. Italia che gioca per i militari in Afghanistan, per i terremotati dell'Emilia, per gli esodati, per i precari, per i giovani, per chiccacchionesodaltro.
Basterebbe dire, Italia che gioca per gli italiani. O per se stessa. Scegliete voi.
Sarebbe però bello smetterla con tutte queste cretinate, e dare ad una partita di calcio (seppur importante) il giusto peso e la giusta dimensione.
Perchè in questi 20 giorni ne ho lette e sentite di tutti i colori. L'ultima l'ha sparata oggi quel fine intellettuale di Marco Travaglio, che dalle pagine de Il Fatto Quotidiano tuona contro tutto e contro tutti. Spera che l'Italia perda, perchè se dovesse vincere gli italiani sarebbero distratti e non si occuperebbero più dei problemi di tutti i giorni.
Il Travaglio nazionale ha una bella considerazione dei suoi connazionali, come se da domani nessuno si accorgesse più del lavoro che manca, del futuro sempre più incerto e di tutti i casini con cui facciamo i conti ormai da qualche anno.
Ma la cosa che trovo davvero pericolosa è questo buttare tutto nello stesso calderone. La politica con il calcio con l'euro con i giornali con le elezioni con il governo tecnico, ecc, ecc.
Tutto diverso ma tutto uguale. Cose leggere e pesanti ma che han tutte lo stesso peso. Un complottismo mischiato con la sempre più prosperante cultura del sospetto.
Un modo per buttarla sempre e comunque in caciara che in questi anni ha fatto la fortuna di mister B e della sua allegra brigata e che adesso è vento nelle vele dei nuovi populisti. Di cui Travaglio è uno dei più autorevoli esponenti.
Meno autorevoli
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