Questa sera a Zagabria si gioca Croazia-Serbia. E' la prima volta che le due nazionali s'incontrano dopo la fine della guerra, delle pulizie etniche e dai crimini commessi dagli uomini di Milosevic.
In questi casi si dice che tanto "è solo una partita di pallone", ma è chiaro che non è così.
Oltre vent'anni fa, la prima manifestazione di violenza che portò alla guerra si verificò proprio durante una partita di calcio, un Dinamo Zagabria-Stella Rossa Belgrado che finì con i tifosi in campo a prendersi a pugni e a bastonate tra di loro, e con Boban che ruppe la mascella a un poliziotto che lo stava manganellando.
Dopo anni di relativa calma, di ricostruzione e di timido sviluppo, la crisi sta colpendo anche i balcani, alimentando il ritorno di estremismi, rancori, ingiustizie e soprusi. L'Uefa ha detto che non tollererà violenze o manifestazioni xenofobe, e lo stesso presidente croato si è mosso per stemperare i toni.
Il clima non è dei migliori, ma l'auguro è che la storia, dopo oltre vent'anni, chiuda il suo cerchio nello stesso luogo in cui la tragedia dei balcani è iniziata.
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