Come alcuni di voi sanno, da oltre un mese sto seguendo un corso di giornalismo 2.0 tenuto da Luca Sofri. Alla fine dell'ultima lezione, Sofri ci ha dato un compito da fare a casa: un breve testo, con taglio giornalistico, secco e senza fronzoli, raccontando una storia a nostro piacimento.
Ieri sera ho visto che Messi ha battutto il gol di Müller, uno di quei calciatori che non ho mai visto giocare ma i cui numeri mi hanno sempre impressionato.
Ispirato, ho scritto questa piccola biografia del primo vero e proprio bomber della storia del calcio.
Con
la doppietta realizzata contro il Betis Siviglia nell’ultimo turno della Liga
spagnola, Lionel Messi, fuoriclasse del Barcellona, ha stabilito un nuovo
record personale, diventando il calciatore che ha segnato più gol in un anno
solare, ben 86 centri. Nella sua ancora breve carriera (ha solo 25 anni), Messi
ha già infranto diversi record, come aver segnato cinque gol in una sola
partita di Champions League o aver vinto per quattro anni consecutivi la
classifica cannonieri del torneo continentale. Messi inoltre vince
ininterrottamente il Pallone d’Oro dal 2009 e anche quest’anno si giocherà la
vittoria finale. Se dovesse superare il suo compagno Andres Iniesta e il suo
grande rivale, il madrilista Cristiano Ronaldo, Messi diventerebbe il primo
calciatore a vincere per quattro volte il premio di France Football.
Realizzando
86 gol, Messi ha battuto un record che durava dal 1972, realizzato da una
leggenda del calcio mondiale, il tedesco Gerhard Müller, che quarant’anni fa si
fermò a quota 85.
Müller
è stato uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio, vera e propria
bandiera del Bayern Monaco e della Germania Ovest. Mentre Messi è un
fuoriclasse assoluto, paragonato già più volte al suo connazionale Diego
Armando Maradona, Müller ha costruito i suoi successi giocando un’intera carriera
sul filo del fuorigioco, segnando gol incredibili per rapidità d’esecuzione e
imprevedibilità. Basso e “tarchiatello”, Müller non aveva il fisico da atleta,
ma compensava questo deficit con la grinta e una grande esplosività. Con la
squadra bavarese ha vinto quattro Meisterschale (letteralmente “piatto dei
campioni”, il trofeo che viene assegnato a chi vince il campionato tedesco), quattro
Coppe di Germania, una Coppa delle Coppe, tre Coppe dei Campioni e una Coppa
Intercontinentale. Con la sua nazionale si è laureato Campione d’Europa nel
1972, segnando due gol nella finale vinta contro l’Urss per 3-0 e Campione del
Mondo nel 1974, realizzando il gol del decisivo 2-1 nella finalissima contro
l’Olanda. Müller ha fatto soffrire anche i tifosi italiani, segnando due gol
nella epica semifinale tra Italia e Germania del mondiale messicano del 1970,
lo stesso anno in cui vinse il Pallone d’Oro. Ancora oggi Müller è il
calciatore che ha segnato più gol nella Bundesliga (365 in 14 stagioni) e con
la maglia della nazionale tedesca, con la quale ha realizzato 68 gol in 62
presenze. Giocò gli ultimi anni della sua carriera negli Stati Uniti, imitando il
percorso professionale di alcuni grandi calciatori dell’epoca come Pelè,
Bettega, Best o il suo ex compagno di squadra Beckenbauer.
Amatissimo
non solo dai tifosi del Bayern, ma da tutti gli appassionati di calcio (in
Germania è soprannominato “Der Bomber der Nation”), Müller visse degli anni
molto difficili dopo il ritiro. Senza un ruolo attivo nel mondo del pallone,
sostituito nei cuori dei tifosi da giocatori come Rummenigge, Matthäus o Völler, Müller cadde in una lunga depressione
che lo portò ad isolarsi e che lo allontanò dalla sua famiglia, tant’è che la
moglie lo lasciò. Un abbandono che lo condusse all’alcolismo, come lui stesso
ha raccontato in un’intervista: “Ero a Monaco, ma non sapevo cosa fare. Quando
non hai un lavoro, la giornata è lunga”. Ad aiutare il grande bomber ci
pensarono i suoi ex compagni di squadra, che si rivolsero alla loro seconda
famiglia, il Bayern Monaco. Il tecnico di allora, Uli Hoeness, gli offrì aiuto,
obbligandolo ad un percorso di disintossicazione. Dopo diversi tentativi non
riusciti, Müller si riprese, e tornò ad avere un ruolo nella squadra bavarese,
prima con il compito di trovare degli sponsor, poi come osservatore e
assistente di campo, infine come guida della seconda squadra del Bayern nel
campionato regionale. “Non c’è niente di meglio che stare al Bayern”, ha detto
Müller, una volta che ha ripreso la sua vita in biancorosso.
Nessun commento:
Posta un commento