Angela Merkel è stata rieletta per la terza volta consecutiva alla guida della Germania.
Lo ha fatto raccogliendo un consenso così ampio (quasi 42%) da tenere fuori dal Parlamento i liberali, suoi alleati storici, cosa che paradossalmente potrebbe crearle qualche problema in fase di costituzione del governo. La Merkel insomma ha stravinto, mentre la Spd, pur raccogliendo qualche voto in più rispetto al 2009, si è fermata al 25,7%, il secondo peggior risultato di sempre.
La stagione di Blair, Schroeder, D'Alema e dei governi scandinavi sembra lontana un'era geologica.
Il centrosinistra governa oggi solo in Francia, e anche lì non son tutte rose e fiori.
In campagna elettorale Bersani aveva preso un'iniziativa interessante (anche se poi è morta con la sua débacle elettorale), quella cioè di creare un fronte comune con gli altri leader progressisti europei per cercare di dare delle risposte progressiste a questa crisi che sembra non voler finire, diverse dall'austerità o dai diktat delle grandi banche che hanno imperversato in questi anni.
Risposte che però non potranno essere le stesse di vent'anni fa, ma che dovranno essere più coraggiose, meno ideologiche, che puntino a garantire chi oggi non ha tutele sociali (giovani precari, liberi professionisti, operai malpagati, pensionati). Penso alla riforma del mercato del lavoro, che in Italia non è più rinviabile, e che non può non partire dalle riflessioni fatte da Tito Boeri e, per una certa misura, da Pietro Ichino.
L'altro giorno, all'assemblea del Pd, Gianni Cuperlo ha citato una frase molto significativa di Norberto Bobbio, riferita alla sinistra italiana: "Discutono del loro destino senza capire che dipende dalla loro natura. Risolvano
il problema della loro natura, e avranno risolto il loro destino".
Bellissima. E molto, molto vera.
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