9 settembre 2013

Obama, la Siria e noi

Qualche giorno fa scrissi queste righe sulla situazione siriana.
Le informazioni che circolavano in quei giorni facevano credere che a utilizzare il sarin contro la popolazione civile fosse stato il regime di Assad, sospetto supportato dalla tardiva autorizzazione da parte del governo di Damasco nel dare l'ok all'ingresso in Siria degli ispettori Onu.
Con questo quadro davanti agli occhi, Francia, Gran Bretagna e sopratutto Stati Uniti hanno iniziato a parlare di un intervento armato contro Assad, aprendo un dibattito durissimo che ha già mandato ko il premier britannico David Cameron e che ha congelato i rapporti tra Russia e Stati Uniti.
In questi giorni la situazione sta cambiando. In attesa dei rapporti degli ispettori, si moltiplicano le voci secondo cui a usare il sarin non sarebbe stato l'esercito siriano bensì i ribelli.
Ne è nato così un fiorire di dichiarazioni festanti contro Obama e il suo tentativo (intempestivo e azzardato) di creare un fronte internazionale pronto ad intervenire in Siria.
Come se la guerra fosse scongiurata definitivamente.
Fatemi capire, se il sarin lo usano i ribeli e non Assad, va bene così? Il fatto che in Siria ci sia una guerra civile da un anno non interessa a nessuno? Non viene in mente che il problema non è chi spara per primo o chi gasa chi, ma il fatto stesso che ci sia in corso un conflitto, che si sta combattendo anche con armi chimiche e che sarebbe il caso che qualcuno facesse qualcosa?
Oggi il segretario di stato americano John Kerry ha avanzato una proposta che mi sembra sensata e che merita attenzione. Una bozza di mediazione che punta ad evitare il conflitto e a abbassare il potenziale bellico siriano.
Staremo a vedere cosa capita, nella speranza che un intervento armato sia scongiurato.
Nel frattempo, mi chiedo cosa ci sia da festeggiare.



      

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