Abbiamo ancora tutti negli occhi le immagini della festa di Chicago e le parole di Barack Obama, innamorato di sua moglie, del suo Paese e del suo lavoro.
Una rielezione che sentiamo tutti un po' nostra, anche senza aver fatto nulla se non postare ogni tanto qualche foto o qualche claim su Facebook. Ecco, la bravura e la genialità di Obama sta tutta qui (e ho detto niente...). La politica come impegno collettivo, come un viaggio da fare in compagnia, come una marcia verso il domani che coinvolge tutti. Anche noi che non siamo americani.
Lontano dai fuochi d'artificio di Chicago, tutto è pronto per un'altra elezione, per certi versi importante come quella di Obama. Domani infatti, a Pechino, il Partito Comunista Cinese aprirà il suo diciassettesimo congresso per "eleggere" il Comitato Centrale e l'Ufficio Politico, organismi che avranno il compito di decidere chi sarà il prossimo presidente della più popolosa nazione del mondo nonchè seconda potenza economica e industriale del pianeta. Nessuna elezione diretta, nessuna consultazione popolare. Solo un manipolo di uomini scelti in base alla loro fedeltà e non in base alle loro competenze. Come spesso accade, di quello che succede in Cina si parla poco, anche se il prossimo presidente della Repubblica Popolare avrà lo stesso peso politico di Obama. Proprio per questo sarebbe il caso di accendere i riflettori sul "celeste impero", perchè la mancanza di democrazia in un paese così importante è una vera e propria emergenza che riguarda tutti noi.
Riguarda tutti noi anche quello che è accaduto ieri nella commissione Affari Costituzionali del Senato. Pdl-Lega-Udc hanno ritrovato il feeling dei tempi d'oro e con una mossa a sorpresa hanno approvato una bozza di riforma elettorale che renderebbe ingovernabile il Paese. Il Pd, giustamente, si sta facendo sentire, gridando allo scandalo e preparando degli emendamenti da presentare in aula.
Speriamo che questa vicenda curi la "sindrome di Stoccolma" che ammorba i dirigenti del Pd, impegnati da mesi in una corte spietata all'Udc.
Invece di fare accordi e accordicchi in stile Comitato centrale cinese, il centrosinistra dovrebbe intercettare le tante energie che attraversano il nostro Paese, metterle al centro del suo programma e dargli ali per volare. Vincerebbe le elezioni, darebbe all'Italia una direzione e permetterebbe anche a noi di metterci in marcia e di vivere una notte come quella di Chicago.
Nessun commento:
Posta un commento